lunedì 3 marzo 2014

Rispondo a Giulia (sempre su Huffington Post): è davvero l'inizio di una nuova era

Cara Giulia, avevo già risposto a te sul Fatto Quotidiano, fecendoti notare come "noi sfigati" abbiamo diritto a vedere tutelata dallo stato la nostra possibilità di vivere liberi e felici come e forse più di voi "fortunate"e che il nostro obbligo (di fatto) di pagare (non per il risarcimento di un danno inesistente, ma per l'ottenimento di un consenso altrimenti arduo ed improbabile quant'altro mai: ovvero il contrario dello stupro che non abbisogna di consenso) e' stabilito DA VOI (e alla lunga inizia anche a scocciare).

Noi tendiamo semplicemente a pagare subito ed in moneta piuttosto che anche e sopratutto in tempo, fatiche, sincerita', tensioni psicologiche (quando si dovrebbe fare da freddi specchi su cui provate l'avvenenza o da pezzi di legno su cui vi permettete di tutto), dignita' (quando si dovrebbe accettare di essere nel numero di amici/ammiratori pronti a tutto per un sorriso e di mendicanti alla corte dei miracoli d'amore indotti a guardare dal basso verso l'alto, in attesa della "sportula", colei dal cui gesto dipendono il paradiso e l'inferno), recite (quando si dovrebbe fare i giullari per farvi divertire o i casanova per compiacere la vostra vanagloria) e corteggiamenti (residuo di un servilismo medievale indegno di un uomo libero).
Adesso vi siete messe in testa (e state tentando di mettere in testa ai politici facilmente manovrabili dalla womenlobby, in attesa di poterlo mettere in testa ai bambini grazie ai "corsi sulla parità di genere" che in questa risoluzione auspicate) che ciò, anziché ennesima evidenza di un privilegio naturale da voi sfruttato per fini personali, è una violenza contro il vostro genere.
Il fatto che la tua reazione alla notizia della ratifica di questa concezione da parte dell'Europarlamento sia trionfalisticamente programmatica ("è iniziata una nuova era") dimostra tanto implicitamente quanto chiaramente come il motivo del divieto auspicato non risieda in una necessità oggettiva della comunità, nè in quella di migliorare le condizioni delle donne prostitute, bensì nella propaganda ideologica femminista e nel tentativo di obbligarci a scegliere fra castità  e forche caudine del corteggiamento.

Tutte le considerazioni negative sulla prostituzione volontaria derivano difatti dal presupposto secondo cui chi vende momenti di sesso attraverso il proprio corpo venda una parte di sé. Ciò è errato, in quanto esistono persone per le quali il sesso è un'attività umana come le altre (senza necessariamente avere coinvolgimenti sentimentali o implicazioni "terribili") e non ha nulla di "sacro e pericoloso" per cui le persone (adulte e consenzienti) non dovrebbero essere libere di farne ciò che vogliono (sentimento, coinvolgimento o, al contrario, recita e straniamento). Chi o che cosa ha diritto ad entrare nella vita privata delle persone e indagare, quando non vi sono violenze e costrizioni, sui motivi per cui si accoppiano (eros "apollineo", legato all'innamoramento e all'affinità di coppia, o al contrario "dionisiaco", piacere puro, assoluto discinto da ogni legame sentimentale e da ogni dovere di corteggiamento, o ancora, per gli uomini, ricercare l'anima gemella oppure un'attrice che interpreti, a pagamento, il proprio sogno estetico, e, per le donne, concedersi per divertimento o passione, per amore, amicizia oppure, perché no, interesse e quindi soldi)? In base a quale principio (o a quale legittimità di interpretazione) si dovrebbero vietare ad esse determinati comportamenti attenenti la sfera privata e sessuale?
Dov'è il diritto divino?

Tralascerò di ricordare ai laici come nessun cliente voglia "comperare una donna" (cosa, già in senso "extramorale", estremamente svantaggiosa, implicando costi di mantenimento anche in caso di vecchiaia e malattia), bensì semplicemente la sua recita completa (e a tempo) da amante.
Non si tratta di una vendita (la quale, implicando un'alienazione definitiva del bene, non sarebbe possibile nel caso del corpo non esistendo vita al di fuori di esso), ma di un'offerta di servizio attraverso il corpo (esattamente come nel caso dell'operaio che offre il lavoro delle proprie braccia o del giornalista che dovrebbe, ma non sempre è così, offrire il servizio del proprio intelletto), con la sola differenza che il servizio in questo caso è di tipo sessuale.

E' questo il problema?

Sarei tentato di citare Einstein e di sostenere (dopo tutto quanto evidenziato) che si tratta (se non altro per l'incoerenza di cui parlavo prima, ammessa implicitamente fin da principio dalle "femministe") dell'ennesima dimostrazione dell'infinità della stupidità umana.
Purtroppo però le femministe illiberali promotrici della risoluzione sono tutt'altro che stupide: sono piuttosto (alla pari dei tanti "preti" che hanno, dalle origini all'inquisizione, sfruttato la religione e la morale per fini "umani e troppo umani") delle perfide calcolatrici.
A me sembra che dietro l'uso del termine "dignità" per vietare la prostituzione vi sia semplicemente il tentativo scientifico di rendere non "impossibile da stabilire", ma semplicemente "infinito a capriccio" il valore (in desiderabilità e potere) di ciò di cui si vuole vietare la vendita esplicita (e generalizzata): il corpo femminile o, meglio, il suo potere di suscitare disio, di attrarre tutti e di soddisfare un ineludibile bisogno di natura (l'inappagamento del quale provoca infelicità da sessuale ad esistenziale, con rischi di ossessione e conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio). Si vuole insomma far divenire il rapporto sessuale quanto di più sacro e al contempo pericoloso esista, la fonte di ogni diritto (da cui le distorsioni del diritto nell'ambito delle definizioni e delle applicazioni giuridiche nei casi di violenza/molestia, con tanti saluti alla tassatività e all'oggettività della legge e alla presunzione di innocenza), il centro di ogni "sacralità inviolabile", intesa ben al di là dell'ovvio diritto all'autodeterminazione individuale nella sfera della sessualità (che infatti viene negata alle prostitute e ai clienti), ai confini con il "diritto a ferire, ingannare, irridere e tiranneggiare" gli uomini attraverso il bisogno erotico-sentimentale, o comunque con l'opportunità di portare alle estreme conseguenze una situazione di "monopolio sessuale" (a costo di eliminare in un modo o nell'altro le donne che, come appunto le prostitute, ree di permettere all'uomo di godere della bellezza senza passare per le forche caudine del corteggiamento, "rompono" tale monopolio).

La vostra non è emancipazione, ma una forma di atteggiamento morale a metà fra il comportamento oligopolistico degli arabi dell'Opec, motivato in questo caso dall'intenzione di aumentare il proprio valore economico sentimentale, per permettersi un esercizio di vanità, tirannia e diletto sadico senza pari e volto quindi a rendere l'appagamento dei bisogni naturali di bellezza e piacere dei sensi quanto di più raro, difficile, duro, faticoso, costoso (da ogni punto di vista materiale e morale) e a volte pure ridicolo e umiliante (quando si pretenderebbe dall'uomo la recita da giullare cui irridere nel disio o da seduttore con cui compiacere la vanagloria o quando lo tratta da cavaliere servente pronto a dare tutto in pensieri, parole ed opere per un solo sorriso e una sola speranza o addirittura da mendicante alla corte dei miracoli "d'amore", costretto, mentre assieme agli altri attende la sportula, a guardare dal basso verso l'alto, pregando e aspettando colei da cui tutto può essere dato e tutto tolto) possa esistere sulla faccia della terra) e lo schema "cristiano" del vietare e condannare ciò che si vuol fare massimamente desiderare (per poi, con il bisogno di quello e il senso di colpa, avere in mano i corpi e le anime di tutti gli uomini).

Voi aspirate solo a diventare tiranne dell'uomo attraverso il suo bisogno di sesso, e chiamate la vostra tirannia "difesa della dignità della donna"!
Solo oggi che donne come te parlano pubblicamente (esprimendo tutta la loro menzogna e prepotenza) si capisce quanto avesse ragione Catone il Censore e quanto il suo concetto di morale sa infinitamente superiore a quello moderno sovvertito dal cancro femminista!

Questa proposta sarebbe pari alla follia di voler punire chi per bisogno (in quel caso nemmanco naturale) acquista droga e non chi per profitto la vende (anche uno spacciatore può essere spinto dal bisogno a scegliere tale ignobile "mestiere")! Certo, la differenza fra una prostituta e uno spacciatore sta nel fatto che la droga uccide e il rapporto sessuale no, per cui non sto paragonando la liceità morale delle due vendite, ma il rapporto di forza contrattuale che non può vedere chi guadagna sul bisogno altrui come parte debole. Ciò non significa io consideri immorale la prostituta, giacchè non è necessariamente immorale chi è forte, anzi.
 Mettere a frutto le qualità fisiche o intellettuali dell'altro per appagare i propri bisogno e raggiungere i propri scopi (materiali o ideali) accettando che simmetricamente l'altro usi le nostre per i propri parimenti innegabili bisogni/desiri e le proprie parimenti legittime finalità è la base della convivenza civile, non dello sfruttamento o della schiavitù. Sfruttamento o schiavitù vi sono solo quando subentrano disparità non compensabili o coercizioni.

Vero sfruttamento è quello delle donne "normali" che le quali, specie in Italia, sfruttano le particolari condizioni locali, come l'eccessivo uso da parte dei mezzi di comunicazione di massa (i quali agiscono con immagini e scene sull'inconscio, e pesantemente) di richiami sessuali tali da distorcere la prospettiva sulla sessualità (concentrandosi sulle forme perfette di donne discinte appartenenti ad un unico e schematico, nonchè difficilmente reperibile, modello estetico), e da esaltarne il desiderio nell'uomo e l'importanza molto più di quanto non sia già in natura, e la rarità di creature in grado di mostrare una seppur lontana e vaghissima somiglianza con l'ideale estetico interpretato dalle fanciulle del motor show e dalle modelle della televisione, al fine di attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenuo trasporto verso la bellezza, al fine di pretendere da chiunque voglia relazionarsi con loro nella sfera erotico-sentimentale la recita da seduttore per compiacere la loro vanagloria o da giullare per farle divertire ed esigono comunque si paghi (in tempo, fatiche, corteggiamenti, e talvolta sempre in denaro, sotto forma di doni e omaggi o comunque in sincerità o addirittura in dignità, quando si dovrebbe recitare da cavalier servente disposto a dire e fare tutto per avere in cambio la sola speranza), al fine di atteggiarsi a miss mondo anche se di bellezza mediocre o di ricevere grandi benefici materiali nello spennamento da matrimonio o ricatto socio-legale se non-escort, o in quello da rate se escort.
Senza la "particolare situazione locale" di cui sopra, esse non potrebbero trattare con sufficienza, se non con aperto disprezzo, coloro i quali tentano un qualsiasi tipi di approccio con loro, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale “scocciatore”, non potrebbero sforzarsi con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori, soprattutto non potrebbero godere della attuale posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale (ed economico-sentimentale), vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile, se giovani, chiedere, se escort, rate impensabili all'estero per donne anche molto più belle, o, se non escort, spennare comunque oppure semplicemente compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte. Questo accentua la già naturale disparità di desideri con una disparità di numeri. E' impossibile per un uomo normale anche solo sperare di stringere fra le braccia le belle forme di chi sia pur solo lontanamente interpreta il sogno estetico dell'anima moderna. Questo aumenta il privilegio della donna (di essere ammirate dal mondo, apprezzate dalle genti, accettate socialmente e disiate da tutti al primo sguardo in sè e per sè, per la propria grazia, la propria bellezza, quando c'è, la propria leggiadria, la propria essenza mondana dunque, senza bisogno di raggiungere una preminenza economica o lavorativa o mostrare obbligatoriamente altre doti come devon invece far i cavalieri, i quali senza esse sono puro nulla e non hanno nè stima nè accettazione sociale nè interesse da parte del sesso opposto).
Non si obietti che tale disparità (di desiderio, situazione di forza e possibilità di scelta) valga solo a favore delle donne belle: dati infatti i numeri di cui sopra, anche le femmine la cui bellezza solo lontanamente richiama a qualcosa di vagamente in grado di suscitare un seppur timido palpito di desiderio possono godere di numerosi e accesi ammiratori. Quindi il discorso non cambia.
(Gli animi più acutamente sensibili sono profondamente feriti, emotivamente, da questa situazione "asimmetrica" (in cui il maschio, ridotto a freddo specchio su cui provare l'avvenenza, a pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto, a giullare al cui disio irridere, ad attore obbligato a recitare da dongiovanni, a uno fra i tanti amici/ammiratori circondanti qualsiasi creatura femminile di bellezza spesso men che mediocre ma di comportamenti quasi sempre altezzoso, e pronti a tutto per un di lei sorriso, da cavaliere servente disposto a dare tutto in pensieri, parole ed opere in cambio della sola speranza, a mendicante alla corte dei miracoli d'amore costretto nell'attesa della sportula a guardare dal basso verso l'alto colei da cui dipendono il suo paradiso e il suo inferno, è trattato dalla "femmina" di turno assai peggio di come il cliente medio tratta la prostituta, comunque rispettata nel suo ruolo di prestatrice d'opera, se non altro perchè se non viene rispettata può andarsene a cercare un altro cliente). Ecco perchè vanno a puttane. Immorale è proibirglielo. Immorale è farli sentire in colpa (per il fatto di desiderare a di non aver altro modo per appagare il disio senza rischiare ferimenti intimi, inganni sensuali, perfidie sessuali, avvelenamenti amorosi, tirannie erotiche, sbranamenti economico-sentimentali, rischi legali per carfagnesche considerazioni su molestie/stalking/violenze). Immorale è dipingere loro come carnefici. Immorale è raccontare che vogliano opprimere o umiliare quando pagano proprio per evitare a loro volta di essere tiranneggiati, irrisi, frustrati e feriti in ogni senso psicologico, fisico, economico, sentimentale e legale nei rapporti "gratuiti". Immorale è diffondere l'idea che vogliano "sentirsi potenti pagando" quando pagano proprio per evitare l'obbligo (preteso dalle donne oggi come nel medioevo) di affrontare i rischi e le fatiche della conquista, di provare n volte con n donne diverse, sperimentando ogni volte l'illusione (senza autoconvincersi che la donna innanzi incarni l'ideale estetico e sentimentale non è possibile vincere le remore razionali e i blocchi emotivi al farsi avanti) e la delusione (non si può sperare di possedere proprio quelle doti di sentimento o intelletto, d'apprezzamento soggettivo ed arbitrario, ritenute indispensabili per un rapporto proprio da quella specifica donna da cui siamo stati attratti al primo sguardo e, anche possedendole, di pretendere che la donna, pur mancando da parte nostra ciò da cui possa essere attratta con l'immediatezza e l'intensità con cui noi lo siamo dalle sue grazie corporali, ci voglia concederel'occasione di un incontro solus ad solam per renderle evidenti, nè, anche avendone l'occasione, di essere, in tale "esame pre-amoroso", nella condizione psicologica per mostrare la parte più sincera e piacevole di noi), come sarebbe possibile solo se si o pieni di inganni come spietati dongiovanni o privi di emotività come uomini “Denim” che non devono chiedere mai, o comunque di recitare da conquistatori.)

Vera schiavitù è quella di coloro i quali, ogniqualvolta sentono il bisogno di appagare il proprio natural disio di godere della bellezza e del piacere dei sensi nella vastità multiforme delle creature femminine, pur di avere una speranza con la prima "dama" apparentemente in grado di interpretare il sogno estetico, sopportano i comportamenti psicologicamente molesti di quelle che si sforzano con ogni mezzo di suscitare ad arte il desiderio negli uomini per poi compiacersi della sua negazione ed infoltire così le schiere di ammiratori, ed alla fine guardano tutti dall'alto al basso, arrivando addirittura a deridere gli approcci, o ad appellare molestatori quegli aspiranti corteggiatori che ingenuamente o maldestramente cercano di conquistarne i favori.
Io disprezzo profondamente coloro le quali sfruttano la situazione per attirare ad arte ammiratori e poi respingerli, con l'unico scopo del proprio diletto e del rendere loro ridicoli agli occhi degli amici e dei presenti, dell'offendere il loro desiderio di natura, del farsi gioco del loro purissimo ed ingenuo trasporto verso la bellezza. Ho dunque, verso queste donne non escort (che dovrei chiamare oneste ma non lo meritano) un comportamento di indifferenza cordialmente ricambiata. Per togliere loro ogni occasione di compiacere la vanagloria con me e di irridermi intimamente, di farsi gioco di me e del mio disio, di sbeffeggiarmi, di tiranneggiarmi col desiderio indotto, di umiliarmi in privato o in pubblico, di ingannarmi apertamente o implicitamente, o anche solo di ferirmi emotivamente o di indurmi tensione psicologica ad arte, mi dissocio da coloro i quali si dilettan nell'atto di corteggiar pulzelle.
Il corteggiamento è troppo simile alla "supplica". Meglio il dichiarato commercio per soddisfare lo stesso bisogno. Perchè dovrei accettare una situazione di disparità di numeri e desideri del genere 1:1000? Darei la possibilità   alle varie mediocri di ferirmi psicologicamente, di trattarmi con sufficienza o con aperto disprezzo ad ogni tentativo di approccio con loro, di suscitare ad arte il desiderio per compiacersi della sua negazione, atteggiarsi come chi ha tanti ammiratori e può fare a meno di tutti, e far così sentire colui, il quale dal trasporto verso la bellezza sarebbe portato ad affinare la propria anima e il proprio intelletto, uno dei tanti, un uomo senza qualità, un banale "scocciatore", di rendermi ridicolo agli occhi nostri o degli amici o dei presenti, di sbeffeggiarmi, svilirmi, offendermi nel desiderio e di farsi gioco del mio purissimo ed ingenuo trasporto verso la bellezza, di attirarmi e respingermi con il solo scopo di umiliarmi, di compiacere la loro vanagloria e di irridermi intimamente o pubblicamente. Tutto per colpa della "speranza che delude sempre" (Turandot).

Sono rafforzato in questa considerazione teoretica dal vedere, praticamente, come anche le pulcelle con la più vaga somiglianza con le belle donne di cui sopra godano in realtà di una posizione di assoluto privilegio nella sfera erotico-sentimentale, e possano vantare stuoli di ammiratori e di cavalieri, i quali, compagni di classe, coetanei, conoscenti, finiscono per tollerare in ogni dove l'intollerabile.
A me fa soffrire questa situazione, mi fa sentire sempre guardato con sospetto o addirittura sufficienza e, dato che già mi trovo a disagio in tutte le situazioni nelle quali una donna può mostrare la propria avvenenza mentre io non posso rendere evidenti le doti d'intelletto, la cultura e l'eloquenza che sole mi renderebbero degno di star di pari alla sua bellezza o eventuali virtù che potrebbero farmi gradito agli occhi di chi miro, non posso nè voglio avere approcci nel mondo di oggi con donne non-escort. Si tratta infatti di una situazione chiaramente impari, in quanto lei è apprezzata immediatamente e a priori per quello che è (bella) mentre io sono obbligato a "fare qualcosa" (in forme moderne o convenzionali non ha importanza) nella speranza di conquista. Questo fa sì che non mi senta proprio a mio agio per disvelare la parte più gradevole di me ed anzi mi senta costretto proprio dove vorrei invece un abbandono alle onde della voluttà.
Poiché anche la chiara disparità di numeri e di desiderio non gioca a mio favore, e attorno alle ragazze non dico belle, ma lontanamente assomiglianti a qualcosa in grado di suscitare un palpito di desiderio, circola la corte dei miracoli, ed io ho ben studiato il calcolo delle probabilità, nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi. E solo per questoper voi femministe europee io sono "misogino" e "da rieducare"!
Voi ci vorreste "rieducare eticamente"? E con quale diritto (cioe' perche' voi avreste diritto ad educare noi secondo quanto avvantaggia i vostri interessi economico-sentimentali e noi non possiamo fare viceversa? Per prepotenza matriarcale?) E secondo quale etica? La vostra che da´ a voi il diritto di avere soddisfatti qualunque voglia o desiderio senza nessun patto, senza pagare, ma semplicemente sfruttando le debolezze erotico-sentimentali altrui? E chiamandola per giunta con nomignoli come "corteggiamento", "bello dell'essere donna", "gioco della seduzione"? Anche quando cio' porta a danni variabili dall'anoressia sessuale al suicidio?

La mia etica prevede la liberta' di definire cosa sia vantaggioso o dignitoso nel sesso, avendo come unici paletti la consensualita' e il non danneggiamento di terzi.

La vostra etica pretende la tirannia (giacche' tale sarebbe il nostro stato se non avessimo nemmeno piu' il denaro per bilanciare quelle disparita' di numeri e desideri nell'amore sessuale evidentemente a vostro vantaggio per natura e quindi per cultura) e non si ferma neppure dinnanzi alla distruzione di principi cardine del diritto come la presunzione di innocenza e l'oggettivita' della legge (vedi le applicazioni femministe delle leggi su molestie/violenze).

Ed alla tirannia, cara mia, ci si ribella con buon diritto! Il tirannicidio non e' peccato, secondo quella tradizione che da Sant'Agostino arriva all'Alfieri.
Hai detto bene: è l'inizio di una nuova era. Fino ad ora gli uomini, ubriacati dagli slogan femministico-sessantottini, irretiti dalla propaganda egalitaria, illusi di poter continuare a vivere liberi e felici anche in uno stato femminista semplicemente evitando di mettersi contro il sistema (e non calcolando che in questo sistema basta essere messi dal caso contro una falsa accusatrice o una stronza calcolatrice per perdere ogni libertà ed ogni bene materiale, morale e psicologico) hanno lasciato avanzare il femminismo, ritenendo meno pericoloso tacere piuttosto che rischiare di fare la figura dei "misogini".
Ora che si dichiara "misogino" anche chi vorrebbe non cancellare l'emancipazione femminile, non sottomettere le donne, ma semplicemente vivere libero e felice (nel sesso e da lì in tutto) nonostante la presenza nel mondo di quelle donne che si scrivono con la maiuscola (ponendosi su quel pedistallo di cui il corteggiamento è medievale simbolo) e si pretende di costringere con la coercizione della legge tutti gli uomini a scegliere fra corteggiare e restare a dialogare con le vaghe stelle dell'orsa, anche gli uomini fino ad ora pacifici e apparentemente filo-femministi si ribellaranno proprio perchè colti sul vivo della loro vita e non più solo sull'astrattezza delle idee sociali!

E' un segno del destino che io ti scrive questa risposta proprio mentre un Uomo non sottomesso alla duplice tirannide finanziare e femminista dell'occidente sta rispondendo con le armi della Russia alle armi della menzogna, della guerra sotterranea e della propaganda culturale e mediatica agita dalle lobbies internazionali!

Forse non è lontano il giorno in cui potremmo fare un conto unico con le donne come te e con le lobbies che vi sostengono (ed impoveriscono al contempo popoli, culture e diritti, rappresentando un vero e proprio cancro per le genti che sposano il "modello occidentale").

Le donne come te,

  • che danno aprioristicamente degli sfigati ai coetanei senza riguardo per il loro livello fisico e intellettuale (spesso superiori a quelli di chi critica)
  • che danno per scontato (come fai tu dicendo ironicamente "continuate così che mi piacete") gli uomini debbano parlare e agire per compiacere (gratis, non remunerati come nella prostituzione) i loro imprevedibili capricci (e li chiamano sfigati quando appunto non vi riescono o semplicemente non vogliono)
  • che fanno dell'ironia sulla difficile condizione di chi e' indotto a farsi avanti per primo alla cieca, senza conoscere le intenzioni, i gusti e le pretese (spesso nascoste) della fanciulla e senza quindi poter sapere se il proprio tentativo avra´ successo o sara´ gradito, e appare cosi' sfigato per i tentativi falliti (quando mille volte piu` sfigata si sentirebbe chi critica se per cambiamento delle convenzioni sociali spettasse a lei la prima mossa)
  • che vogliono impedire la prostituzione proprio per costringere TUTTI senza eccezione a farsi avanti, a farsi giudicare e ad essere respinti (nella maggioranza dei casi) con il massimo della provocazione dell'irrisione, del ferimento intimo e della umiliazione pubblica e privata, per continuare ad avere il potere di trattare con sufficienza quando non con aperto disprezzo chiunque tenti in qualunque approccio con loro, di sollevare nell'illusione e a lasciar cadere nella delusione chi prima attraggono poi respongono, o semplicemente di far sentire fin dal primo sguardo un "puro nulla" chi non ha ancora per bilanciare la bellezza (o, meglio, la sua illusione nascente dal desiderio).
meriterebbero la deportazione a vita in Siberia! Così dovrebbero finalmente coprirsi (per il freddo) e imparerebbero che usare il proprio corpo, il proprio "diritto" a (s)vestirsi "come ci pare" per stronzeggiare nuoce alla salute!

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