giovedì 27 febbraio 2014

Rispondo alla Maria che ha postato su Huffington Post (non posso rispondere là perchè le impostazioni mi chiedono di condividere un sacco di informazioni con quella gente che ritengo mia nemica) inneggiando alle donne, al nordeuropa e dando dei mammini privilegiati ai miei simili italici.

Tu parli di una risuluzione che protegge le persone deboli....ma se le sex-workers sono da anni in piazza contro queste politiche perchè peggiorano la loro vita, chi si vuole davvero proteggere? Solo l'oligopolio femminil-femminista! 
Le donne sedicenti "oneste", difatti, odiano i clienti delle prostitute (e per questo sono pure disposti a distruggere la vita e la libertà delle prostitute autodeterminate) perchè questi, così facendo, si liberano del loro giogo sessuale e dalla loro tirannia sentimentale e raggiungono l'appagamento dei sensi e delle idee e di tutti i bisogni naturali di bellezza senza passare per le forche caudine del corteggiamento, per le fatiche della conquista e per le sofferenze dei "tornei" che le dame vorrebbero per vanagloria imporre (in forma ammodernata).

Piacerebbe loro che tutti gli uomini fossero così stupidi da pagare con probabilità uno (in denaro, ma anche in doni, regali, fatiche, sofferenza psicologica, recite, dignità, quando dovrebbero fare da cavalier serventi) e ricevere come funzione di variabile aleatoria. In mancanza di tali sogni si sfogano contro chi sfugge alla loro tirannia erotico-sentimentale grazie al denaro e sognano punizioni statali, in dispregio ad ogni regola dello stato liberale di diritto e della coerenza logica: chi potrebbe proporre di incriminare i drogati prima degli spacciatori?
Non si parli per rispetto dell'idea stessa di dignità  di "dignità lesa" delle donne "facili" (o delle puttane, facili solo per i ricchi e magari neanche tanto alla fine: avrei qualche storia da raccontare). E' solo, da parte delle altre "oneste", una questione di potere e di privilegi.

Sono misogino solo nella misura in cui, per salvaguardare la mia possibilità di vivere libero e felice e di evitare potenziali tirannie erotiche, inganni sensuali, avvelenamenti sentimentali e follie amorose, ragiono ex-summo male.
Quindi non sono misogino nel senso attribuitomi di odio a priori di tutte le donne, ma di prudente limitazione del mio contatto con esse a quel minimo di rapporto commerciale (dichiarato, consensuale, dagli effetti limitati nel tempo e nell'intensità al "momento" e al "palcoscenico" della recita e privo di rischio di distruggere la vita indioviduale fuori teatro) indispensabile per appagare il mio naturale bisogno di bellezza e piacere dei sensi e delle idee, nella consapevolezza che non tutte le donne sono stronze, ma qualunque creatura femminile con cui si instaura un contatto anche solo emotivo potrebbe esserlo (senza io lo possa sapere a priori).
Ecco perchè devo ragionare ex-summo malo (ovvero "difendermi" come se tutte fossero stronze, ma senza "attaccare" nessuna perchè non è giusto rischiare di offendere chi non è stronza).

Se però voi non foste stronze e vorreste sapere davvero com'é la situazione in quella Svezia che volete prendere a modello dovete leggervi il rapporto della femminista liberale svedese Petra Ostergren e troverete scritte cose molto diverse da quelle raccontate dalla Honeyball.

Ma voi, donne occidentali femministe, non volete la verità, volete questa relazione:

  • - stilata da una persona ideologicamente ostile a cio' che dovrebbe studiare con imparzialita',
  • - basata su studi sedicenti scientifici che in realta' recano la firma di femministe militanti o di associazioni evidentemente ostili alla prostituzione per interessi materiali o ideali, e da cui si sono apertamente dissociati (o sono stati platealmente espulsi, come nel caso di Daniela Danna, nota e stimata ricercatrice in sociologia alla Statale di Milano) quei ricercatori indipendenti non disposti a piegare i dati dei loro studi al fine di ottenere un risultato favorevole alla criminalizzazione del cliente, 
  • approvata da una commissione composta da esponenti della parte piu' illiberale, demagogica e antimaschile del femminismo di genere (quella per cui - contro ogni logica - lo scambio di sesso per denaro e' violenza anche quando e' liberamente scelto dalla donna, quella per cui - contro ogni evidenza - lo scegliere un lavoro piuttosto che un altro per motivi di denaro diviene costrizione solo nel caso del sesso, quella per cui - contro ogni ragione - avere una possibilita' in piu' in caso di bisogno o brama di denaro rappresenta una diminuzione della liberta' e non un potenziale vantaggio da sfruttare solo a propria discrezione, quella per cui - contro ogni esperienza - il fatto che siano principalmente donne coloro con la possibilita' di farsi pagare per la propria compagnia sia segno di discriminazione sociale e non di quella disparita' di numeri e desideri nell'amore sessuale, voluta dalla natura, favorevole grandemente alle donne, da queste sfruttata in ogni modo tempo e luogo, non solo nella prostituzione, immodificabile per contratto sociale, sotto gli occhi di tutti a tutte le latitudini e di cui semmai l'azione sociale dei singoli uomini, dal diventare ricchi, famosi o calciatori al pagare direttamente puo' essere un tentativo di bilanciamento, quella per cui - contro ogni etica - si puo' punire chi per bisogno compra e non chi ricava profitto dallo scambio, quella per cui - contro ogni diritto di scelta individuale - si devono ignorare le voci non solo di chi preferisce pagare in moneta piuttosto che in fatiche, sincerita', dignita', recite, ma anche delle sex-workers autodeterminate, le quali da tempo rivendicano i propri diritti e condannano ogni criminalizzazione dell'acquisto, la quale ha l'unico effetto di peggiorare le loro condizioni di vita e di lavoro)
  • - e ratificata in fretta e furia nel giro di un solo mese (caso piu' unico che raro) da un parlamento prossimo alla scadenza, dopo una lettura di qualche minuto, una discussione praticamente inesistente (un solo emendamento) e una votazione velocissima (in cui c'e' da scommettere che molti deputati hanno dato il loro si' per puro allineamento politically correct alle "questioni di genere" ad articoli che non hanno avuto tempo o voglia non solo di dibattere, ma neppure di leggere).
Questa risoluzione vuole legalizzare la tirannia femminil-femminista, costringendo gli uomini a scegliere fra la prostituzione psichica (e non remunerata) del corteggiamento e la frustrazione sempiterna di ogni disio.
A me risulta infatti evidente come il "gioco della seduzione" costituisca la sublimazione di ogni tirannica vanità  e di ogni vanagloriosa prepotenza della donna tramite il desio dei sensi (la quale nega apertamente l'uomo possa porsi su un piano di parità chiedendo un corrispondente per quanto agito o subito in prospettiva del proprio bisogno ben noto alla donna, ed afferma chiaramente il di lui ruolo essere quello di un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, di un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto - qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica indotta, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi inflizione di senso di nullità davanti alla bellezza, inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione, disagio da sessuale ad esistenziale - o comunque di un attore costretto a recitare da seduttore per compiacerne la vanagloria o da giullare per farla divertire magari lasciandosi irridere al disio, e in ogni caso non andare mai più in là  rispetto all'amico-ammiratore disposto a dare tutto in pensieri, parole ed opere per la sola speranza) e quindi anche implicitamente come la galanteria altro non sia che una maschera di servitù imposta a tutti gli uomini verso tutte le donne di cui tutto l'oriente ride come ne avrebbero riso i Greci e come il corteggiamento costituisce un residuo di corvè e medievale (in cui la parte umile deve offrire e soffrire di tutto per presentare il meglio di sè senza secondi fini, ma nella contentezza di sacrificarsi per un dovere divino, mentre la controparte signorile, dopo aver graziosamente accettato, può a capriccio concedere tutto il bene o tutto il male) indegno di un uomo libero.
A te non pare evidente perchè sei evidentemente abituata a tale privilegio.

E poi osi parlare di "maschi privilegiati dal diritto divino"? Semmai oppressi dal matriarcato e condannati, nella sfera erotico sentimentale, a pagare in moneta per evitare di doverlo fare con gli interessi,in tempo, fatiche, sincerita', tensioni psicologiche (quando si dovrebbe fare da freddi specchi su cui provate l'avvenenza o da pezzi di legno su cui vi permettete di tutto), dignita' (quando si dovrebbe accettare di essere nel numero cavalieri serventi pronti a tutto per un sorriso e di mendicanti alla corte dei miracoli d'amore indotti a guardare dal basso verso l'alto, in attesa della "sportula", colei dal cui gesto dipendono il paradiso e l'inferno), recite (quando si dovrebbe fare i giullari per farvi divertire o i casanova per compiacere la vostra vanagloria) e corteggiamenti (residuo di un servilismo medievale indegno di un uomo libero).
Le privilegiate siete voi, che, senza altro merito dall'esser nate per caso donne, potete godere delle disparita' di numeri e desideri nell'amore sessuale volute dalla natura per i suoi fini (attinenti selezione e propagazione della vita e scorrelate a liberta' e felicita' umane) e da voi sfruttate senza limiti remore ne' regole in ogni modo tempo e luogo, dentro e fuori la prostituzione!
La nostra "non-relazione" con la donna deriva proprio dal rifiuto di passare nei rapporti cosiddetti "gratuiti" sotto le forche caudine del corteggiamento, nelle quali la "dama" di turno potrebbe permettersi di tutto (dalla stronzaggine allo sbranamento economico-sentimentale), o comunque mantenere quella preminenza psicologica di lei gia´ apprezzata a priori per quello che già  appare (anche quando manca la bellezza, vi supplisce l'illusione del disio) e noi in tensione e costretti a "fare qualcosa" per essere considerati "degni". Manco si fosse ad un esame, con in piu´ l´assoluta capricciosita' del giudizio.
Altro che parita' ed empatia! Per sfuggire a cio' cerchiamo una fanciulla disposta a recitare il nostro sogno estetico in cambio di un compenso, con la stessa liberta' di scelta con cui tutti, a vari livelli, nel mondo capitalista tendiamo a preferire un lavoro piuttosto che un altro per motivi di denaro (dire "costrette" certe prostitute e "ciusi" i loro coetanei maschi e' sessismo).

La nostra e' autodifesa psicologica (e il potere, qui come altrove, e' semplice mezzo non per opprimervi, ma solo per non essere troppo da voi oppressi: nel caso del meretricio si parla di potere contrattuale e spesso non e' neppure dalla nostra parte).

La vostra e' prepotenza, perche' pretendete di avere da noi gratis (anzi, come nostro "dovere naturale") la soddisfazione dei vostri capriccio erotico-sentimentali (corteggiamento) dando in cambio, a capriccio, o nulla o una funzione di variabile aleatoria (proprio come avveniva nelle corvee´ medievali).

Non è affatto vero, infine, che noi puttanieri abbiamo bisogno di una parte dell'umanità che rinunci al diritto di autodeterminazione sessuale. Semplicemente abbiamo bisogno di donne libere che liberamente scelgono di vendere la recita completa del nostro sogno estetico.
Non è una rinuncia di libertà maggiore di quella che chiunque di noi fa quando mette a servizio del mercato una parte di sè per un tempo determinato (ma solo quando c'è di mezzo il corpo delle donne avete obiezioni anticapitaliste...). Fare quanto utile ad altri per trarre un utile personale (i Latini direbbero "do ut des") è la base della convivenza civile (altrimenti per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno dovremmo ricorrere a metodi primitivi o indegni come la violenza e la supplica). Ma per voi, qui come nei casi delle accuse per stupro, molestie ecc., civiltà, ragione e diritto vengono sospesi!
E' ora di smetterla di dire che paghiamo per "fare quello che ci pare". E' evidente che non siete mai andati/e a prostitute. Con le escort si fa solo quanto offerto nel loro menu, solo per i tempi e i modi da loro proposti, solo alle condizioni da loro imposte ed al prezzo da loro richiesto. Qualsiasi richiesta esca da ciò (sconti compresi) viene rifiutata! E se il cliente la impone viene (giustamente) denunciato per violenza.
E' ora di smetterla con le favole della Signora Melissa secondo cui gli uomini pagano per avere accesso illimitato e arbitrario al corpo di tutte le donne come gli stupratori!
Io, semplicemente non voglio che, per il mio illimitato in quanto naturale bisogno di accedere alla bellezza ed al piacere una fanciulla più o meno bella e più o meno compiacente abbia la possibilità di disporre illimitatamente della mia mente, dei miei sentimenti, dei miei denari, della mia libertà, della mia vita.
Desidero qundi  solo accedere a chi è contenta di concedersi per denaro, ovvero è disposta (per motivi variabili dalla vanità del farsi pagare per una notte cifre da grande artista alla voluttà di vivere fra cani cavalli e belli arredi come principessa rinascimentale) a recitare per denaro invece che intenzionata a costringere me a recitare gratis.
Non cerco nessuna fanciulla sottomessa, ma solo l'attrice consenziente di un mio sogno estetico. Sui motivi del suo consenso non sono io a dover giudicare come non è lei a dover giudicare sulla mia scelta di rivolgermi alle sacerdotesse di venere piuttosto che passare per le forche caudine del corteggiamento.

Quanto voglio evitare è proprio l'essere ridotto io a "oggetto" (in questo caso un punching ball sessuale per gli allenamento delle stronze) l'essere io asservito (per finta, nella galanteria, o per davvero nella tirannia erotico-sentimentale del corteggiamento). Pago proprio per non dover più ricoprire il ruolo tradizionale del "conquistatore", per potermi accostare alla bellezza femminile senza l'obbligo di "fare qualcosa" (ma con la possibilità di lasciarmi andare sinceramente alle onde della voluttà ed ai flutti del sentimento, come mai sarebbe possibile dovendo fare la parte del dongiovanni o comunque restando sotto quella tensione degna di un esame propria deve sottoporsi al corteggiamento: tale possibilità  rende più facile avere amicizie femminili, giacchè le altre donne non devono più essere viste come prede da conquistare con l'astuzia o con l'inganno, quale sarebbe invece necessario non avendo a disposizione il culto di venere ed essendo obbligati a giocare sui grandi numeri per non restare infelici e inappagati)

Il denaro è solo un mezzo per bilanciare in desiderabilità  e potere tutto quanto alla donna è dato per natura dalla bellezza, o, meglio, dalla sua illusione.

Perchè non dovrei avere diritto a tale tipo di rapporto? Perchè per chi è pagata non è "vero rapporto sessuale"? Chi ha detto che se un rapporto non è sesso per una delle due persone non sia pienamente consensuale e quindi debba essere vietato? Manca la dimostrazione.
Se per assurdo fosse vero, allora dovrebbe essere vietata l'industria dello spettacolo giacchè in essa solo per chi paga vi è divertimento, mentre per chi è pagato vi è principalmente lavoro.
Ah, dimenticavo, tu consideri come unica morale vigente quella fondata unilateralmente sulla sensibilità femminil-femminista: quello che rende felice o almeno sopportabile la vita e la sessualità a noi non conta...
Per me è insopportabile il corteggiamento, ma non vengo a dire che nessuna donna ha il diritto di venire corteggiata.
Le prostitute non rinunciano affatto alla loro libertà (nè sessuale nè di altro genere), dato che fuori dal lavoro possono usare gli stessi criteri di scelta delle altre donne (anzi, sovente sono pure più selettive meglio conoscendo gli uomini) e nel lavoro non solo possono rifiutare i clienti non graditi e le pratiche non volute, ma,  al di là della recita, dirigono il gioco fin dall'inizio stabilendo tempo, modi e condizioni (certo, se voi non andate ad escort non lo potete sapere....).
Certo, non avremmo bisogno nemmeno di questo se le altre donne non detenessero ferocemente il monopolio dell'amor naturale e non rendessero qualsiasi approccio con loro assai più simile alla corvè medievale che non ad un'amicizia erotica paritaria.
In genere non si paga per "dominare" (semmai, qualcuno paga per essere dominato), ma per avere un rapporto potendo scegliere e senza l'obbligo della fatica nella cosiddetta conquista.
Insomma, per avere quanto le donne hanno da sempre gratis (e senza critiche) grazie al loro privilegio naturale, noi dobbiamo pagare. E, oltre a ciò (che già ci pesa!) dobbiamo pure sorbirci le accuse moralistiche! Badate che iniziamo a stancarci...
Dammi pure del mammone per il fatto che non voglia nè corteggiare nè fidanzarmi, anzi, dello SFIGATO: io ne sono fiero, perche' cio' mi permette di vivere in maniera serena e autarchica, appagando i bisogni sentimentali con le creature eterre dell'arte (generate da uomini e quindi realmente sentimentali e non perfidamente sentimentaliste) e quelli naturali con le sacerdotesse di venere. Non solo nel sesso non devo subire la prostituzione psichica del corteggiamento, ma nel resto della vita posso fare quanto piu' mi piace, senza essere tiranneggiato dalla vanita' di una donna o anche solo limitato dalle sue "esigenze", senza dover scegliere stili di vita o di pensiero "che piacciono alle donne" (come invece, se non avessi l'alternativa a pagamento, sarei costretto a fare per aumentare le probabilità di successo su un numero vasto di tentativi).

Qualunque stato o individuo voglia minare tale mia liberta' e' avvisato: la difendero' con le armi sino all'estremo sacrifizio (auspicabilmente il suo).
ABBASSO IL NORD EUROPA E ABBASSO LE DONNE COME TE!
Il do ut des della prostituzione non e' sfruttamento, ma accordo. Le donne moderne non lo vogliono perche' bramano la tirannia "naturale" senza freni!
Noi non elogiamo la schiavitu' (sebbene un pizzico di schiavitu' sia connaturata ad ogni civilta', come dimostra, al di la' della prostituzione, la vita di chi per vivere deve fare certi lavori che gli altri non farebbero - e rispetto ai quali chi si prostituisce ha una possibilita' in piu' e non in meno), ma la liberta' di scelta per quanto ancora possibile in questo mondo turbo-capitalista. MORTE A QUESTA EUROPA FEMMINISTA E LUNGA VITA AL COLONNELLO VLADIMIR!

Ed è già tempo di agire

Questo è invece il post che ho pubblicato oggi sullo stesso sito e in cui sono stato bannato dopo solo qualche minuto e un commento (favorevole).
Anche in questo caso riporto fedelmente.


MESSAGGIO POSTATO OGGI E SUBITO CANCELLATO (CON BAN). Chi lo ha apprezzato è invitato a seguire questo blog.

Hanno approvato la risoluzione in parlamento. E le donne (non le melanzane, ma le sex workers autodeterminate e le femministe "eretiche") già si ribellano (pur essendo poche migliaia) con le loro armi:

http://abbattoimuri.wordpress.com/2014/02/26/sexworkers-tutte-vittime-per-decisione-del-parlamentoeuropeo/

Noi, che siamo milioni, che facciamo, i pecoroni?
Quando, un mese fa, mi ero iscritto qua e Vi avevo annunciato l'approvazione in commissione e Vi avevo invitati a mobilitarVi, ho ottenuto l'unico risultato di farmi cancellare il post (dopo qualche commento di sostegno di cui ringrazio caldamente gli autori), probabilmente per "paura" che qualche birro di questa malata democrazia chiudesse il sito per il mio richiamo all'insurrezione.

Ora, a parte il fatto che, moralmente, ribellarsi alla tirannia (e quella che sta instaurando il femminismo mainstream lo è, volendo imporre con la coercizione il proprio modello di vita sessuale-e-non-solo a tutti, in particolare imponendo a noi uomini "comuni" di scegliere in maniera binaria fra il passare sotto le forche caudine del corteggiamento, nelle quali la dama di turno potrebbe permettersi qualsiasi perfidia sessuale e qualsiasi tirannia erotico-sentimentale, e il vivere nella sempiterna frustrazione di ogni disio) anche, se necessario, con la violenza, e' un diritto riconosciuto da una lunga tradizione che va da Sant'Agostino a Vittorio Alfieri, da un punto di vista pratico, prima ci organizziamo a tal fine e meglio è. Come diceva il Machiavelli, "le guerre non se fuggono", ma possono solo essere ritardate a proprio svantaggio.

Più aspettiamo, e più corriamo il rischio che anche il semplice esprimere dissenso rispetto alle idee "politicamente corrette" sia reato, quindi figuriamoci il parlare di gt e l'organizzarci. Finche brandelli di libertà rimangono, li dobbiamo sfruttare.

Suggerisco di muoverci secondo diverse vie:

1) Diplomatica (deve sempre essere la prima opzione): far sapere a chi ha votato a favore che ha votato una relazione basata sulla menzogna (allegando a tal fine il rapporto sulla situazione svedese della femminista liberale Petra Ostregen) e far presente che così facendo, oltre ad offendere la verità e la libertà, perde milioni di voti (tanti siamo);

2) Propagandistica (l'arma più potente di ogni guerra): fare una colletta per comprare la pagina centrale di un quotidiano e scrivere a chiare lettere la verità su questa relazione stilata da una persona ideologicamente ostile a cio' che dovrebbe studiare con imparzialita', basata su studi sedicenti scientifici che in realta' recano la firma di femministe militanti o di associazioni evidentemente ostili alla prostituzione per interessi materiali o ideali, e da cui si sono apertamente dissociati (o sono stati platealmente espulsi, come nel caso di Daniela Danna, nota e stimata ricercatrice in sociologia alla Statale di Milano) quei ricercatori indipendenti non disposti a piegare i dati dei loro studi al fine di ottenere un risultato favorevole alla criminalizzazione del cliente, approvata da una commissione composta da esponenti della parte piu' illiberale, demagogica e antimaschile del femminismo di genere (quella per cui - contro ogni logica - lo scambio di sesso per denaro e' violenza anche quando e' liberamente scelto dalla donna) e ratificata in fretta e furia nel giro di un solo mese (caso piu' unico che raro) da un parlamento prossimo alla scadenza, dopo una lettura di qualche minuto, una discussione praticamente inesistente (un solo emendamento) e una votazione velocissima (in cui c'e' da scommettere che molti deputati hanno dato il loro si' per puro allineamento politically correct alle "questioni di genere" ad articoli che non hanno avuto tempo o voglia non solo di dibattere, ma neppure di leggere).

3) Controspionistica (sempre più importante nel mondo di oggi): scoprire chi finanzia queste lobbies femministe ed agire di conseguenza. Se uccidere un'attivista femminista o una deputata sarebbe un autogoal in quanto le conferirebbe un'autorita da martire che non ha, assoldare qualche ex-kgb per eliminare definitivamente chi da dietro le quinte (e per interessi che dobbiamo prima capire) promuove queste mostruosità sarebbe efficace (taglierebbe i fondi) e senza conseguenze negative (essendo nell'ombra, non potrebbero essere collegate alla lotta alla prostituzione). Sto farneticando? Mah, come andiamo in Russia per pagare escort, potremmo anche andarci per assoldare gente per altri motivi. Come diceva il padrino: una cosa sola è certa se la storia ci ha insegnato qualcosa....
Ad eventuali obiezioni morali rispondo che il male minore in casi di tale gravità consiste nello stroncare la vita di pochi oppressori prima che, per poco chiari interessi, rendano impossibile la vita della totalità del genere maschile.

4) Militare (extrema ratio quando non è possibile, come con le nazifemministe, ragionare): iniziare a comprendere che, storicamente, la "morale" ha sempre seguito la forza e non viceversa (ovvero prima delle forze storiche impongono uno stato di cose e poi stipendiano filosofi che le giustificano) e contestualmente pensare a come far capire a questi signori
che, se, da un lato, non schierandosi con il femminismo rischiano di apparire "misogini" e di perdere il supporto delle lobbies culturali occidentaliste, dall'altro andando troppo in là nel collaborare con la tirannide femminista devono prepararsi a rischiare qualcosa di più: solo una paura maggiore può far superare un'altra paura. Tutta la tirannide delle femministe esiste solo perchè esistono uomini armati che ubbidiscono a uomini legiferanti i quali si lasciano convincere dalla "morale femminista". Noi dobbiamo spezzare questa catena. Non dico di iniziare subito a sparare e a gettare bombe, ma, mentre formalmente continuiamo a fare i bravi cittadini (fino a quando una legge non ci impedirà di vivere liberamente) almeno ad avere un piano d'azione a medio termine e, possibilmente, un appoggio esterno (magari ad est dell'Europa). Se non mi sbaglio qualche anno dovrebbe passare prima che i propositi si tramutino in leggi. Ciò ci dà il tempo per addestrarci. Prima di tutto, dobbiamo personalmente abituarci a vincere la paura della morte (magari praticando sport dove essa può essere quotidiana: corse, alpinismo, ecc.), secondariamente, dobbiamo aguzzare la capacità di osservazione del nemico (mentre siamo cordiali con le forze dell'ordine, prendiamo l'abitudine di osservare come queste agiscano, di quante armi dispongano, quanti uomini possano davvero contare disposti a morire per un governo filofemminista, non per fare attentati, solo per "osservazione e controllo"), in terzo luogo dobbiamo mettere da parte quante più somme possibili in contanti (a costo di rinunciare a qualche gt) per eventuale acquisto di armi (non pistolette e coltelli che si trovano ovunque, ma quelle necessarie per sostenere uno scontro aperto, o almeno una guerriglia, contro un esercito regolare delle dimensioni di quello posseduto dall'attuale repubblica). Anche qui non vaneggio, perchè non serve vincere la guerra, basta iniziarla. Come l'Europa ha considerato la legittima repressione della rivolta a Kiev un pretesto per intervenire, così la Russia potrebbe restituire il favore considerando la repressione (prevista dalle leggi vigenti contro "i sovversivi") un altrettanto valido motivo per dire: "si faccia un governo senza femministe (e senza influenze UE)".

State obiettando che così rischiamo la galera o la morte?
Io replico che se non facciamo nulla abbiamo la SICUREZZA di vedere cancellate le nostre libertà di uomini non zerbini e di vivere una vita (fatta di impotenza sociale, senso di nullità dinnanzi alla bellezza non compensata, provocazioni più o meno sessuate, dolori al corpo e alla psiche, inappagamento fisico e mentale, tirannie erotiche, sbranamenti economico-sentimentali, umiliazioni pubbliche e private, disagi sessuali ed esistenziali e frustrazione sempiterna d'ogni disio) peggiore della morte.

E' passato solo un mese...

E' passato solo un mese da quando postavo quanto segue su in famoso sito "maschile" (intendendo con tale termine tutto quanto, per natura, convinzione personale o anche solo divertimento non si piega ai diktat del femminismo mainstream). Fui subito bannato per la paura del moderatore che il mio invito alla ribellione in nome della libertà potesse indurre qualche servo del potere attuale a chiudere il forum. Paure puerili, considerando che se si rinuncia alla battaglia si avrà la sicurezza di essere bannati, di fatto, non solo dalla rete, ma pure dalla vita reale. Riporto comunque ora fedelmente quanto mi venne cancellato.

MESSAGGIO POSTATO IL 27 GENNAIO 2014 SU UN FORUM E CANCELLATO DOPO POCHE ORE (e diverse acclamazioni).  
Non conta il forum in cui è stato postato (troverete incomprensibile qualche sigla colà usuale), conta il contenuto e la possibilità di arruolare militi per la libertà.

A che serve celebrare il giorno della memoria contro il nazismo passato quando si resta con le mani in mano di fronte al nazismo presente? Sono spinto a scrivere dalla lettura di alcune risposte dell'utente "solstice"

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"da un punto di vista teorico concordo, anche se il concetto di 'nazifemminismo' è eccessivo, specie per un sito di questo genere. E' pure un termine poco spendibile col mondo politico e i media. "
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Breve periodo. Vi ricordate la campagna contro i musulmani 'terroristi' (2001-2005 circa)? poi è toccata ai rumeni, come se fossero stati tutti delinquenti (2006-07), poi ai 'clandestini' (2008-11)... mo' tocca al 50% pisellodotato degli italiani. Si parte da fatti veri (torri gemelle, alcuni casi di cronaca nera e di violenza) e si mette a fuoco ogni singolo caso amplificando a dismisura il fenomeno. I media e la politica giocano creando le 'emergenze' e le 'soluzioni'. Probabilmente, approvata la ratifica della convenzione di Istanbul (in buona parte cosa sacrosanta), si inventeranno un nuovo nemico. Ma il riferimento al nazismo (che creò il nemico con toni molto peggiori, lo perseguitò violentemente per più di un decennio, approvò leggi razziali e ghetti e arrivò infine allo sterminio) mi sembra eccessivo.
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Scrivo dalla Germania, nel Giorno della Memoria. Ieri, sera, durante il viaggio dall'Italia, ascoltavo (per fortuna per radio non vengono trasmetti solo radiogiornali femministi) "Il giardino dei Finzi-Contini".

Caro Solstice, mi sembri il padre del protagonista, il quale, tanto ingenuamente quanto pervicacemente, si ostinava a sostenere che "l'Italia non è la Germania, Mussolini non è Hitler, in Italia si può ancora vivere, si può possedere, si può godere dei diritti fondamentali..."

Ora noi (intendo come maschi eterosessuali, oltrechè come gt) siamo in una situazione simile a quella della comunità ebraica ferrarese: non ancora apertamente attaccati, ma già "avvisati" che altrove (nel nostro caso in Scandinavia e negli Usa) le cose volgono al peggio.

Proprio oggi la commissione sull'uguaglianza di genere del parlamenteo europe ha votato una proposta di risoluzione per considerarci tutti criminali.

Si può dire che rispetto alle leggi razziali noi potremmo evitare la persecuzione smettendo di essere gt. Ma, per ovvi motivi biologici, data la condizione attuale dell'oligopolio sessuale delle sedicenti donne-oneste, abbiamo così poche possibilità di sopravvivere altrimenti quante ne aveva un ebreo medio cui fosse tolta la possibilità di lavorare.

Non è razzismo questo? Non prelude a maggiori e più gravi persecuzioni? Solo gli ingenui (o i mentitori servi del potere occidentale filofemminista) possono pensarlo.

L'unica differenza sta nelle maggiori ipocrisie e perfidie delle donne femministe rispetto ai brutali ma più "onesti" nazisti.

Mentre questi, infatti, non avevano vergogna a dichiarare come tali i propri nemici e a proclamare i propri barbarici fini, quelle pretendono pure di essere le paladine della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e della giustizia, proprio mentre, con le leggi pseudoegalitarie e le loro interpretazioni a senso unico, stuprano ogni diritto ed ogni ragione. Vogliono distruggere l'uomo (anzi, alcune dicono "rieducarlo", proprio come si fa per i cani e si faceva nei regimi totalitari) e pubblicamente ci sorridono dichiarandoci di non avere nulla contro di noi.

I "primitivi" nazisti usavano una propaganda esplicita e quindi riconoscibile. Le "raffinate" femministe usano tanti tipi (e tanti canali, dalla scuola ai films, dalla "pubblicità progresso" ai blog) di propaganda sottile e irriconoscibile (perchè mescolata ad apparenze pacifiche ed egalitarie). Sono semplicemente più brave a mentire, perchè (come tu stesso hai notato a proposito dello schema "allarme mediatico - leggi liberticide") sanno mescolare qualche verità a grandi bugie.

Il resto, dal vittimismo "storico" per guadagnare un credito morale infinito con cui giustificare ogni iniquità presente ed ogni tirannia fugura, alla "tutela della sicurezza" e della "dignità" per giustificare leggi illiberali, dalla propaganda volta a presentarsi come superiori e a spiegare la mancanza di prove su ciò con torti subiti da noi (che ricopriamo quella parte "ambigua" di inferiori-ma-eterni-malvagi-oppressori attribuita dalla ideologia nazista dagli ebrei) alla distruzione della presunzione di innocenza (i casi Parlanti, Assange e DSK sono solo la punta dell'iceberg) e della responsabilità individuale (in favore di quella di "razza" e, nel caso attuale, di "genere") è IDENTICO.

Forse non stermineranno esplicitamente milioni di uomini, ma sicuramente il loro obiettivo sta tra il non farci più nascere (già studiano mondi belli e possibili senza uomini, a partire dalla "riproduzione senza il maschio", dalle coppie di lesbiche, dallo sperma artificiale) e il rendere la vita impossibile a chi già è nato (instillando complessi di inferiorità da piccolo tramite la cultura ufficiale scolastica - per la quale tutto quanto è più o meno giustificatamente visto come maschile è definito brutto, cattivo, impuro, primitivo, violento, semplice, mentre tutto quanto è più o meno arbitrariamente presentato come femmiile risulta bello, buono, puro, avanzato, pacifico, complesso- frustrazioni sempiterne d'ogni disio, senso di nullità davanti alla bellezza e umiliazioni pubbliche e privatete da adolescente tramite lo stile pubblicitario e hollywoodiano - in cui il maschio è presentato costantemente o quale bruto e violento da punire in ogni modo, dalla perfidia sessuale o sociale al calcio nelle palle, o quale pupazzo da sollevare nell'illusione e sprofondare nella delusione con il massimo del dileggio, della sofferenza e della perfidia possibili, pezzo di legno su cui provare l'avvenenza e innanzi a cui permettersi di tutto, qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi dolore fisico e mentale, qualsiasi disagio da sessuale ad esistenziale, e sbranamenti economico-sentimentali da adulti permessi dal misto di stupidità cavalleresca e demagogia femminista, e infine, se non basta, privazione di tutti i beni e della libertà personale con accuse false e strumentali supportate da leggi di derivazione fascista e applicazione femminista con le quali si può mandare chiunque in galera con la sola parola dell'accusa).

Che differenza c'è fra espellere un professore o uno studente dalla facoltà in quanto ebreo e impedirne l'accesso "perchè il posto per bilanciamento di genere spetta a docenti/studenti di sesso femminile"?

Quale differenza ci è fra vietare un locale agli ebrei in quanto ebrei e non farvi entrare maschi o pretendere che paghino in quanto uomini?

Quale differenza c'è a pompare pseudoricerche dimostranti una superiorità intellettuale ariana rispetto a farlo a proposito di una presunta superiorità femminile?

Quale differenza c'è fra il privare un uomo di tutti i suoi beni in quanto ebreo e fare lo stesso con un ex-marito tramite leggi apparentemente uguali per tutti ma in realtà applicate contro di lui in quanto maschio?

Quale differenza vi è fra mettere in prigionia migliaia o milioni di uomini solo perchè appartenenti ad una determinata razza, e fare la stessa cosa con migliaia (e, se consideriamo il mondo, milioni) di uomini condannati (contro ogni presunzione di innocenza e oggettività del diritto solo in quanto uomini) a pene da omicida (guardati il caso di Carlo Parlanti) sulla sola parola dell'accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi o testimonianze terze della presunta violenza?

Non sono domande retoriche: la differenza è precisamente nel fatto che gli ebrei, essendo stati pubblicamente dichiarati nemici dai nazisti, potevano capire e, quando possibile, scappare dai paesi affetti da cancro nazista, mentre noi (probabilmente nella nostra maggioranza anche assai meno furbi, vedendo con quanta compiacenza abbiamo accettiamo) veniamo irretiti dalla propaganda e possiamo cadere in ogni momento nel buco nero di una moderna Dacau (se pensi a chi deve fare straordinari e dormire in macchina per mantenere per la ex il tenore di vita matrimoniale non troverai troppe differenze con il campo di lavoro forzato, se non, appunto il fatto che al posto del filo spinato vi è una cortina di "civile" menzogna e di apparente "libertà").


P.S.
Hai scritto anche:

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Lungo periodo. Le donne sono una potenza emergente e stanno iniziando a capirlo. Non attaccano più il 'sistema' come negli anni '70 ma giocano al loro interno facendo del (legittimo) lavoro di lobby. Sfruttano intelligenza, lavoro duro e... pure la nostra cavalleria e diventano più ricche e influenti creando una sovrastruttura di pensiero a immagine e somiglianza di una classe dominante più rosa di ieri. Per arrivare qui hanno lottato, il che apporta loro maggiore dinamismo. Noi, dopo secoli di maschilismo (basta vedere cosa si scriveva 40 anni fa per farsene un'idea), siamo in fase di 'crisi', il momento in cui o ci si reinventa o si perde un turno.
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Con tutto il rispetto, ti invito a rivolgere altrove la solita tiritela su "il dinamismo femminile e "i diritti conquistati dalle donne". Perchè questo deve essere chiaro: solo quando l'uomo si fa pecora la donna si fa lupo.
Alla fin fine tutto il potere femminil-femminista si basa solo e soltanto sul fatto che la maggioranza degli uomini (che i 5/6 di noi siano coglioni lo aveva capito Schopenhauer) sostiene con la propria forza fisica e intellettuale lo stato attuale di cose. Basta che qualcosa (l'odio che sorge quando si è personalmente colpiti dalle stesse ingiustizie che fino ad un attimo prima, quando capitavano agli altri, si chiamavano "normalità") faccia loro cambiare idea e il gioco è fatto. Le donne non hanno mai conquistato nulla di nulla per forza propria. La "conquista dei diritti" è una panzanata. Gli uomini hanno semmai conquistato i loro diritti con guerre e rivoluzioni (strappandoli allo stato di cose precedente tramite le proprie forze e il proprio sangue, vedi rivoluzione francese ed età napoleonica). I diritti femminili sono stati gentilmente concessi perchè cosè è parso conveniente al sistema (vedi concessione del voto per pacifico riconoscimento post-bellico). Se un domani il sistema salterà (per attacco esterno o rivolte interna) le femmine umane, prive dei loro "cavalieri", troveranno più conveniente piegarsi al nuovo giovane padrone (penso russo-asiatico o islamico) piuttosto che rischiare la pelle.

E frattanto tu suggerisci di non usare il termine "nazifemminismo" perchè poco spendibile? Come puoi pensare di spendere parole con un nemico che o sostituisce la ragione con il mito (nel caso femminista, il mito implicito è quello matriarcale) e quando ragiona lo fa partendo da presupposti iniqui?

Se si partisse da principi di equità, il femminismo non avrebbe neppure passato la sua fase apparentemente "egalitaria", giacchè sarebbe parso evidente come quelle mirabili strutture, dell'arte come della religione, delle politica come della storia, del pensiero come della società, da esso con voce mendace chiamate "oppressione" (e da te, forse, "maschilismo") siano state solo l'equo, umano (oltrechè giusto e disperato) tentativo non già di opprimere le donne (chè non è l'obiettivo dei savi), bensì di non essere troppo da esse oppressi, bilanciando con lo studio, il lavoro, la posizione sociale, la ricchezza, il prestigio, il successo, la fama, la cultura, il potere, tutto quanto ad esse in desiderabilità (e potere) è dato per natura dalle disparità di numeri e desideri nell'amore sessuale nonchè da quelle psicologiche correlate alla predisposizioni all'esser madri (e quindi a dialogare anche senza parole, a intuire bisogni e pensieri anche senza comunicare, a manipolare l'anima quando è pur mo' nata), in virtù delle quali la loro influenza sugli uomini (esercitata, a prescindere da ogni ruolo e condizione sociale, per mezzo di quanto su di essi vi è di più profondo e irrazionale) risulta (come notava pure quello sciocco di Rousseau) sempre maggiore di quella inversa.

Se si usasse la ragione, parrebbe evidente l'incompatibilità tra i principi di uguaglianza nel diritto e l'attuale trattamento riservato ai genitori di sesso maschile, tra la presunzione di innocenza (per la quale, dopo aver messo in dubbio tanto la parola dell'accusa quanto quella della difesa per indagare senza pregiudizi, in caso assenza di riscontri oggettivi o di altri elementi atti ad avvalorare all'esterno l'una o l'altra tesi, si dovrebbe decidere "pro reo") e il modus operandi della magistratura in ogni caso di presunta "violenza sessuale" (ove in principio pare "in dubio pro muliere"), fra l'oggettività del diritto (per il quale il confine fra lecito e illecito deve essere stabilito a priori in maniera chiara per tutti) e l'onnicomprensive definizione di molestie o stalking (in cui il fatto criminoso è definito a posteriori dalla presunta vittima in base a propri soggettivi e aprioristicamente inconoscibili parametri), fra i principi dello stato liberale e il modo in cui (facendo valere argomentazioni mai tirate in ballo per ogni altra attività, anche per quelle nelle quali sfruttamento e tratta sono pur presenti) ci si rifiuta di regolamentare la prostituzione.

Se invece chi contesta le quote rosa (ovvero un antimeritocratico livellamento a posteriori di una condizione dispari solo all'apparenza, in quanto nascente, come accennato dalla necessità da parte nostra di compensare socialmente la posizione di privilegio, per non dire preminenza, posseduta dalla donna nelle sfere più rilevanti innanzi alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale) è definito maschilista, se chi sostiene i padri separati (spesso ridotti, dalla propria patria, a vivere come patrioti esuli ottocenteschi privati, per dirla con Verga, "di famiglia, casa, roba") è detto misogino, se chi non accetta di mettere in galera ogni accusato anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianza terze della presunta vionenza è chiamato "difensore degli stupratori", se chi contesta la deriva femminista del diritto è detto "retrogrado", se chi (basandosi su dati diversi da quelli ideologicamente orientati dei proibizionisti) nega il legame fra regolamentazione della prostituzione e tratta (e afferma che in ogni caso la seconda vada combattuta salvaguardando la libertà dei singoli nella prima, esattamente come si fa per quelle attività come la manifattura, l'agricoltura e i servizi sociali nei quali viene impiegata la maggioranza delle persone trafficate: nessuno si sogna di proibire l'acquisto si scarpe, di pomodori o di servizi dalle badanti con la scusa che "il mercato alimenta la tratta") significa che siamo nell'irrazionalismo irreversibile (ecco perchè con il nazifemminismo non si ragiona).

Concordo sulla Germania, paese non femminista ma semplicemente emancipato. Non concordo con la Svezia, dove il femminismo è pura demagogia (c'è forse vera parità in quanto davvero conta davanti alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale? Le donne si fanno forse avanti per prime alla pari degli uomini? E' possibile per un ragazzo conquistare una coetanea semplicemente mostrando le proprie doti estetico-intellettive, o comunque senza passare sotto le forche caudine del corteggiamento? E' possibile per un uomo avere le stesse opportunità di essere universalmente mirato, amorosamente disiato, socialmente accettato, date ad una donna dalla bellezza, o, meglio, dalla sua illusione, senza aver raggiunto una data posizione socio-economica?) e, al di là del caso Assange, sta divenendo il nazismo del XXI secolo (con tanto di esperimenti "scientifici" su un mondo senza uomini e di prove "sociali" di bambini costretti a pisciare seduti).

Non dobbiamo reinventarci. Sarebbe come per un antinazista accettare di essere "rieducato".
Si potrebbe poi parlare di accettare o meno di cambiare il nostro "modello di genere" se vi fosse una possibilità di scelta. Ma se per la donna la carriera è una scelta, per l'uomo è un obbligo, in quanto non ha il privilegio di natura e cultura di essere universalmente mirato, amorosamente disiato e socialmente accettato in sè e per sè per la grazie, la leggiadria, la bellezza (o, meglio, l'illusione del desiderio), come la "donna", senza bisogno di mostrare obbligatoriamente altre doti o compiere particolari imprese, ma, proprio in quanto "uomo", DEVE (a prescindere dal volerlo o meno) costruirsi una visibilità, una desiderabilità, una accettazione tramite la propria azione affermatrice nella società, e se non vi riesce rimane negletto dalle donne e trasparente per la società (poichè non possiede neppure quell'influsso psicologico esercitato dalle donne per natura su quanto negli uomini vi è di più profondo e irrazionale).
Solo se riesce a primeggiare socialmente può realisticamente sperare di essere scelto da quelle donne della cui bellezza sente primario bisogno, a prescindere dagli schemi culturali,e dalle credenze ideologiche, perchè fin dalla natura la femmina pretende, in cambio del proprio concedere quanto di più fortemente e intersoggettivamente desiderato e valutato esista al mondo, ovvero le proprie grazie, almeno l'eccellenza nelle doti qualificanti di volta in volta la specie e conferenti primato o prestigio sociali. Una donna più ricca, più colta e con più possibilità di divertimento, successo e potere pretende semplicemente di più, dal suo uomo, in termini di posizione sociale, ricchezza, e possibilità di offrire miglioramenti di vita, oppure, vuole un uomo che eccella in qualcosa di diverso (come ad esempio un artista o un premio Nobel), ma di certo non si contenta dei "buoni sentimenti" (come del resto non se ne accontenterebbe un uomo).
Tutti i riscontri disincantati sulla realtà quotidiana confermano questo. E la spiegazione è biologica (spesso psicologi e sociologi pretendono di descrivere e spiegare l'uomo come fosse puro spirito, senza tenere presente come prima di tutto sia un essere vivente, come anche la sua anima sia un prodotto dell'evoluzione naturale e come il suo comportamento, i suoi bisogni e i suoi pensieri ultimi siano determinati, sia individualmente sia socialmente, dalle strutture biologiche di cui è costituito).

Poichè l'uomo, se avesse a disposizione cento donne, potrebbe generare in un anno cento figli al pari del re priamo, mentre la donna, anche se avesse cento uomini potrebbe partorirne uno solo nello stesso tempo, la natura, la quale ha a cuore l'accrescimento e la selezione della specie, non già la felicità degli individui, fa sì che il primo desideri godere delle bellezze corporali del maggior numero di donne possibili e cerchi dunque sempre anche 100 donne contemporaneamente subitaneamente attratto al primo sguardo dalle loro forme e dalle loro chiome, mentre la seconda voglia prima di tutto esser sommamente bella e disiabile per poi attorniarsi sì magari anche di 100 uomini, ma non per copulare con tutti, bensì per selezionare, fra coloro attirati dalle sue grazie, colui che mostra di eccellere nelle doti volute da lei e non necessariamente estetiche (non solo bellezza, ma anche cultura, sensibilità, potere, forza, intelligenza, cuore, o quant'altro ogni singola donna soggettivamente ritiene importante) e d'essere il miglior padre per la futura prole.
No, non solo per le puttane, che sono una minoranza, servono i denari, ma per gran parte delle donne "normali", giacchè l'istinto femminile non è disiare diffusivamente come l'uomo, ma selezionare l'eccellenza, la quale in un mondo capitalista tende ineluttabilmente ad identificarsi più o meno velatamente con quella economica. Oggettivamente, al di là di ogni demagogia anti-consumistica, il denaro è quanto di meglio esista per fornire non solo una base su cui vivere serenamente in coppia, ma anche una possibilità di garantire il benessere e l'avvenire ai figli. Per questo l'uomo deve possederne anche se non si parla di "puttane". Anche le donne normali lo pretendono. Non è una questione di interessi, ma di desideri.
Tutto ciò continua a muovere i desideri indipendentemente da quanto pensano, studiano e progettano gli individui nelle loro singole vite, e quindi rimane vero anche quando magari nè l'uomo, nè la donna desidererebbero consciamente avere figli o amanti o inseguire donne o attirare uomini. L'uomo desidera un seno anche quando non pensa all'allattamento del fanciullo e la donna desidera il migliore fra gli uomini anche quando non pensa di farsi mantenere o di procreare. E' la natura a far desiderare agli uomini e alle donne quanto è utile alla propagazione, all'accrescimento e alla selezione della specie e a rendere desiderabile la persone del sesso opposto che "corrisponde individualmente" e possiede le doti più utili alla specie.
Chi non capisce questo o lo nega per portare avanti tesi "sociali" lo fa o per imbecillità, o per l'illusione di credere l'amore qualcosa di puro e di divino, o per poter continuare a costringere a proprio comodo e capriccio gli uomini a vivere contro natura e a farli sentire in colpa quando non vi riescono.

La natura (nostra e altrui) non si cambia (ma si compensa con l'ingegno e la volontà).

Nessuno può cambiare la propria natura nè deve essere costretti a farlo. L'evoluzione naturale è qualcosa che avviene in milioni di anni e non riguarda il singolo individuo (i cui fini non interessano alla specie). Nel relativamente breve periodo della storia, l'evoluzione è consistita non in una modificazione della natura umana, ma dell'ambiente circostante (per questo, con una battuta, qualcuno più famoso di me ha detto il progresso essere fatto da uomini "immaturi") al fine di affermare qualcosa che, pur uscendo dai fini della specie, e possedendo le caratteristiche di un io, andasse in grandezza, potenza e durata di là dall'individuo effimero (famiglia, casta, stirpe, popolo, impero). Nell'ancora più breve periodo della vita umana individuale, se i diritti di libertà e felicità esistono, ogni uomo deve poter essere libero di agire nel mondo per affermarsi, per compensare in desiderabilità e potere ogni rapporto con la donna, per accrescere la propria forza contrattuale al di lei cospetto, per aumentare il proprio valore fino a rendere nella donna il bisogno e la brama di ottenere ciò che essi possono fornire - si parli di denaro, utilità economiche o favori carrieristici o viceversa di doti intellettuali, cultura, virtù - pari o addirittura maggiore di quella da essi provata per le bionde chiome, il claro viso, le belle forme e l'altre grazie d'un bel corpo principesco.
Si tratta da un lato (come dico io) di fornire all'uomo (non solo al capobranco o all'eccellenza incarnata, ma all'uomo normale, corrispondente maschile di quelle fanciulla di bellezza non mai alta ma di comportamento sempre altezzoso le quali, anche se non soprattutto, quando di bellezza men che mediocre, di intelletto banale e di simpatia inesistente, si atteggiano a miss mondo) doti immediatamente apprezzabili ed oggettivamente valide al pari della bellezza (o, se vogliamo della sua illusione creata dal disio), con cui possano essere amorosamente disiati, socialmente accettati e universalmente mirati al primo sguardo di per sè (senza obbligo di mostrare altre qualità o compiere particolari imprese) come le fanciulle lo sono per le loro grazie, di cui le donne sentano bisogno/brama di intensità, fulmineità e ineluttabilità pari a quanto provato dall'uomo innanzi alle belle forme, e con cui bilanciare in desiderabilità e potere un eventuale rapporto (o anche solo renderlo possibile facendo desiderabile da parte della donna allo stesso modo in cui lo è fin dal primo sguardo da parte dell'uomo incantato dal claro viso, della lunghe chiome, dall'alta figura di dea, dal corpo statuario, dalla liscia pelle ed indorata come sabbia baciata dall'onde dalle membra modellate, dalle forme rotonde del petto, dal ventre piatto e levigato, dalle lunghissime gambe ed abbronzate, e dall'altre grazie ch'è bello tacere, un incontro solus ad solam in cui poi mostrare l'eventuale presenza o eccellenza delle qualità di sentimento o intelletto d'apprezzamento soggettivo e arbitrario - chè senza tale occasione, anche se possedute, rimarrebbero come una chiave giusta dimenticata appesa al muro), il corrispondente umano e attuale di quanto nei pavoni sarebbe la coda posseduta solo dai maschi e di quanto nel mondo di ieri era la possibilità (concessa solo agli uomini) di uscire e far uscire di sera (dando alle ragazze un motivo per essere interessate ai coetanei maschi almeno quanto questi lo sono ed erano ad esse per bisogno naturale), e dall'altro (come dicono gli uomini innominabili) di costruire strutture sociali che rendano per la donna desiderabile, vantaggioso o addirittura necessario il concedersi nel sogno estetico completo almeno quanto il riceverlo lo sia per gli uomini (magari tramite una cultura che anzichè esaltare e proteggere la turris eburnea pronta a costruire il proprio valore economico-sentimentale negandosi e rendendosi inaccessibile, a trattare con malcelata sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi approccio, a comportarsi nel sesso come l'opec nel petrolio, rendendo l'appagamento del bisogno naturale maschile quanto di più raro, difficile, faticoso, costoso, sotto ogni punto di vista materiale e morale, per non dire frustrante, spossante, umiliante, irridente e tirannico esista sulla faccia della terra, elogi, apprezzi e renda socialmente nobile ed elevata la donna libertina con il maggior numero di maschi "normali").
Tutto ciò si può costruire senza costrizione alcuna: basta spogliarsi della dittature femminista del 50 e 50 e di quella cavalleresca della "dignità" della donna in senso paolino-sessuofobico-oligopolistico.
La libertà di scelta va mantenuta per i singoli, ma tutti vanno posti su un piano di parità di forza contrattuale (e quindi di libertà di scelta) di partenza, bilanciando le disparità naturali (ovviamente tali equi e umani bilanciamenti non vanno appellati oppressione o discriminazione).
Non esiste parità se una della due parti deve partire guardando dal basso verso l'alto chi è posta sul piedistallo del disio da natura e cultura.
Non esiste libertà se non vi è nei fatti una effettiva possibilità di scelta grazie ad una forza contrattuale sostenuta dalla natura o dalla cultura.
Che senso ha parlare di uguale diritto a vivere liberi e felici se si tengono tutte le femmine in piedi sul privilegiato piedistallo del disio e si lascia la stra-grande maggioranza dei maschi in balia di disparità naturali non compensabili per colpa di convenzioni sociali cavalleresche o femministe?
Le situazioni psicologiche vissute al principio di ogni contatto umano anche solo vagamente e potenzialmente sessuale non sono reversibile fra uomini e donne, perchè le disparità di desideri sono sempre a vostro favore e, almeno all'inizio della conoscenza, lo sono anche quelle psicologiche (loro già universalmente mirate, amorosamente disiate e socialmente accettate per quello che sono (belle - quando manca la bellezza supplisce l'illusione del disio), noi costretti a "fare qualcosa" per apparire all'altezza, voi nella condizione di potervi già abbandonare alle onde se non della voluttà almeno del diletto, rilassare e divertire, noi angustiati dal disio e sottoposti alla tensione psicologica di un esame, voi nella situazione di poter scegliere se divertirsi con noi o su di noi, di poter valutare con calma l'eventuale presenza/eccellenza in noi delle doti di sentimento o intelletto volute, pregustarne la presenza in un caso o irriderne l'assenza nell'altro, noi costretti come mendicanti alla corte dei miracoli a guardare dal basso verso l'alto nell'attesa speranzosa di una sportula, o comunque a tollerare i rischi e le fatiche della conquista senza poter fare obiezioni).

Abbiamo capito benissimo (che dobbiamo ammodernarci, che sarebbe bello poter cambiare ed avere le stesse possibilità di scelta delle donne, e soprattutto le stesse armi in termini di desiderabilità e potere a prescindere dalla posizione sociale), ma non abbiamo la possibilità oggettiva di fare altrettanto, vedi sopra.
Per noi la carriera è l'unico modo (in un mondo capitalista, s'intende), di bilanciare in desiderabilità e potere quanto alle donne è dato per natura dalle disparità di desideri nell'amore sessuale e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre.
E non tirare fuori da "uomo moderno" le solite fumisterie femministe. Quanto affermo come necessario per l'uomo non è per comandare, è solo per scopare o, meglio, per sentirsi apprezzati, come voi, senza neanche rendervene conto, lo siete di per sè per la grazia, la leggiadria, l'essenza mondana, la bellezza (anche quando non c'è subentra l'illusione del desiderio).
E, comunque la si pensi su natura, cultura ed emancipazione femminile, noi uomini dobbiamo costruire qualcosa di intersoggettivamente valido e immediatamente apprezzato al pari della bellezza per essere universalmente mirati, amorosamente disisati e socialmente accettati come voi lo siete per le vostre grazie corporali, altrimenti le occasioni (di incontro e apprezzamento reciproco) non avvengono. Figuriamoci se avviene di poter diventare padre!
Vi sono in effetti uomini che, seguendo la critica al modello dell'uomo impegnato tutto sul successo lavorativo, vivono infischiandosene del lavoro e della carriera, di compensare con lo studio, il lavoro, il denaro, il potere, la cultura, il prestigio, il successo, la fatica, l'impegno, la fortuna e/o il merito individuali quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura : peccato siano proprio coloro i quali sono da te implicitamente criticati, coloro che "si lasciano andare".

Del resto, quando o per mancanza effettiva di doti personali, o per assenza di impegno o per sfortuna, o per oggettiva impossibilità imposta dall'esterno (ad esempio: ambiente gerontocratico, assenza di meritocrazia o comunque di possibilità di farsi valere quandi si è giovani e pieni di forze mentali) non si riesce a conquistare una certa posizione nella società, è comprensibile (ed in una certa misura ragionevole e giusto) non voler avere nulla a che fare con la società e con le donne, perchè nella prima si rimarrebbe de facto apolidi (poichè privi di armi, come possono essere per le donne la bellezza e l'influsso psicologico correlato alla predisposizione all'esser madre, per agire su di essa) e dalle seconde si potrebbero rimediare soltanto inganni profondi, irrisioni al disio, umiliazioni pubbliche e private, ferimenti intimi, sofferenze nel corpo e nella psiche rese infernali dalle implicite promesse della concessione di un paradiso, inappagamenti fisici e mentali e disagi da sessuali ad esistenziali, e non perchè le donne siano particolarmente "cattive" (ovvero più cattive di qualunque essere umano si trovi realmente nella condizione di poter infierire sull'altro o comunque di esercitare una forza contrattuale infinitamente superiore a quella subita), ma semplicemente perchè un uomo privo di posizione sociale, ricchezza, potere, cultura, fama, prestigio, successo non ha in un potenziale incontro (il quale, se amoroso, ha sempre qualcosa dello scontro) alcuna arma da contrapporre a quella della bellezza, alcun valore con cui bilanciare (in desiderabilità e potere) un eventuale rapporto (il quale è sempre un dare e avere), alcuna dote, al pari della bellezza oggettivamente valida e immediatamente apprezzabile, per essere mirato da tutti, disiato al primo sguardo e accettato dalla società così come le donne lo sono per le grazie corporali (con cui quindi bilanciare il rapporto di forza contrattuale).

Per non saltare il turno della nostra generazione dobbiamo fare per noi stessi quello da cui la legge ha iniziato ad esentarci per lo stato: arruolarci.

Dobbiamo semplicemente tornare a combattere per noi stessi e non farci più infinocchiare dalla morale cristiano-egalitaria (Nietzsche docet) che sta avendo la sua fase terminale nel femminismo.

Se non lo avete capito, l'intento di questo scritto non è criticare l'incolpevole Solstice (il quale, alla pari di Attico per Cicerone, degli Efesini per San Paolo o di Pindemonte per il Foscolo, mi ha semplicemente fornito il pretesto dell'incipit),
ma spronare chi non l'abbia ancora fatto ad uscire allo scoperto.

Se Mussolini poteva vantarsi di "otto milioni di baionette", a noi basta che ognuno di noi imbracci un fucile per avere nove milioni di soldati. Saremmo molti di più di coloro che, costituendo il braccio armato dello stato femminista, dovrebbero controllarci e condannarci, ammesso e concesso che tutti i militari, i poliziotti e i giudici rifiutino di capire come in quanto uomini convenga loro smettere di difendere gli interessi materiali e ideali del femminismo.
Basterebbe decidere di rompere il patto sociale con uno stato ormai servo della finanza internazionale (la quale sì è nemica del popoli, ma, al contrario di quanto pensava Hitler, non coincide semplicisticamente con "i savi di Sion") e del femminismo.

Sant'Agostino diceva che non esiste mai nella storia una parte buona ed una cattiva e solo Dio potrebbe distinguere all'interno di ogni popolo, di ogni città terrena, gli abitanti del regno del bene e quelli del regno del male. Allo stesso modo noi, senza per partito preso sparare pro o contro questo o quel popolo, questa o quella nazione, questa o quella razza, siamo chiamati a usare le nostre facoltà mentali per capire chi ci è nemico e chi ci è amico. E il nostro fucile per colpire l'uno difendendo l'altro. Opporre una qualsiasi altra considerazione politica, morale, storica, sarebbe ora un delitto. Cosa aspettiamo ancora, di non avere più neanche 50 euro da spendere? O che gli stati diffondano sistemi elettronici di controllo e coercizione di massa per impedirci DAVVERO di fare i gt?