mercoledì 5 marzo 2014

Domanda a Kerry (e a tutti i filoccidentali)

Mister Kerry, ora ho io una domanda per lei e per i suoi cari.

PREMESSA:

Concordo con il vostro diritto costituzionale a vivere liberi e felici, ma ho constatato sulla mia pelle (e visto continuamente sulla pelle di altri) come tali principi trovino presso il vostro territorio la loro totale negazione.


DOMANDA:

Come si fa a vivere liberi se in ogni monento per qualunque motivo si può finire in galera sulla sola parola dell'accusa e con pene da omicida? Come si può vivere felici se in quanto davvero conta innanzi alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale bisogna scegliere fra restare infelici e inappagati nella sfera sessuale (e da lì, tramite i ben noti meccanismo della psicoanalisi, in tutto) e passare sotto le forche caudine del corteggiamento (nelle quali la dama di turno potrebbe permettersi di tutto: qualunque provocazione più o meno sessuata, qualunque ferimento intimo, qualunque irrisione al disio, qualunque inflizione di dolore al corpo e alla psiche, di senso di nullità innanzi alla bellezza non compensata, di umiliazione pubblica e privata, di disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio, qualunque perfidia sessuale, qualunque tirannia erotica, qualunque sbranamento economico-sentimentale)?


RISPOSTA:
Non si scomodi dalla poltrona della sua first class. Credo di essere abbastanza evoluto da rispondermi da solo: il vostro non è uno stato di diritto, ma una tirannia femminista, i cui tratti totalitari cercate di esportare anche qui in Europa. Per fortuna che l'Italia è lenta ad adeguarsi (anche se lo sta già facendo con leggi demagogiche su "stalking" e "femminicidio")
Noi ci lamentiamo della giustizia italiana, ma essa, se sbaglia, in genere (e per ora) sbaglia almemo a favore dell'imputato, con tempi lunghi, scarcerazioni per vizio di forma, lassismo o addirittura scappatelle legali, e anche quando sbaglia contro l'imputato (perchè magari ora l'ondata emotiva giustizialista spinta dai media ora le convinzioni ideologiche o le manie di protagonismo di questo o quel giudice portano a trascurare la presunzione di innocenza e l'oggettività del diritto, con condanne sulla sola parola dell'accusa o addirittura con definizioni del confine fra lecito e illecito secondo criteri soggettivi e decisi a posteriori) non condanna effettivamente a pene gravi per reati diversi dall'omicidio premeditato.
In america il numero di persone finite in galera da innocenti o comunque senza prove, e con condanne superiori ai dieci anni, è talmente elevato che in certi stati esistono addirittura associazioni volontaristiche specializzate nella ricerca di prove a discolpa dei condannati tali da giustificare la revisione dei processi (in america normalmente non esiste come da noi il diritto appello: nella sua patria amanda sarebbe rimasta condannata a vita) le quali, ogni mese, con la presentazione di prove (test dna o altro) che normalmente avrebbero dovuto essere ricercate subito dagli inquirenti, salvano decine di persone (che magari avrebbero potuto essere scagionate con un semplice test del dna) a suo tempo messe dentro da giudici e polizia senza alcun riscontro oggettivo, soltanto per risparmiare tempo e denaro e dare un'impressione di sicurezza ed efficienza ai cittadini.
Per certi reati, poi, stupidità puritana e demagogia femminista cancellano qualunque principio di presunzione di innocenza e proporzionalità della pena, come ha ben dimostrato il caso strauss-kahn (minacciato di 25 anni per un presunto pompino e sbattuto in gattabuia come un assassino sulla sola parola dell'accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta "violenza").

ESEMPIO EVIDENTE:
Mi permetto di fare l'esempio apparentemente più strano ma realmente più illuminante (perchè tutti gli altri casi di uomini distrutti dalla menzogna femminista possono essere solo più probabili e più gravi).
DSK, in quanto incarcerato e dimissionato ingiustamente, è vittima del femminismo. E si è pure scusato. Se ha sbagliato ha sbagliato a scusarsi. Scusarsi dovrebbero i magistrati a stelle e strisce, che hanno mandato in galera innanzitutto un cittadino innocente sino a prova contraria ancora prima di aver verificato l'effettiva gravità e soprattutto realtà degli episodi contestati in un regolare processo (possibilmente con qualcosa di più della semplice parola dell'accusa presa per vera a priori, anche senza alcuna prova concreta, solo perchè credibile in abstracto, e perchè altrimenti, se si chiedesse alla donna di portare riscontri puntuali, oggettivi e dimostrabili, se non si lasciasse all'accusato l'onere di discolparsi, se non si usasse ogni di lui tentativo di contestare o mettere in dubbio le accuse come ulteriore delitto e ulteriore prova di colpevolezza, femministe e cavalieri griderebbero alla "mancanza di rispetto per la donna" ed alla "seconda violenza", in maniera simile a quanto gli inquisitori facevano sdegnati, gridando al "crimine contro dio", verso streghe ed eretici, la gravità delle accuse verso i quali fungeva sempre da dimostrazione della colpa) e lo hanno liberato solo dopo che, per caso o fortuna, le accuse si sono rivelate palesemente infondate (mentre in uno stato di diritto non sarebbe necessario provare la propria innocenza per essere scagionati, gravando l'onere della prova oggettiva e indubitabile sull'accusa). Scusarsi dovrebbero gli pseudointellettuali d'oltreoceano i quali (con l'appoggio delle psico-intellettuali femminil-femministe d'europa) hanno voluto mettere la figura di dsk alla gogna mediatica, culturale ed oserei dire filosofica facendone l'esempio negativo (da associare addirittura allo stupratore per antonomasia di fanciulle povere e indifese) di un modello di vivere e pensare giudicato moralmente indegno e culturalmente inferiore rispetto al puritanesimo femminista (lo stesso che, incoerentemente, concede alla donna, nei comportamenti in un modo o l’altro legati alla sessualità la illimitata licenza nell’esprimere la propria natura (nel poter suscitar disio, attirare e mostrarsi) e impone all'uomo l'obbligo (nel disiare, seguire e mirare), a reprimere, limitare, nascondere la sua natura corrispondente, considera diritti inalienabile della donna mostrarsi in ogni dove bella e disiabile (consciamente, per capriccio, moda, vanità o gratuito sfoggio di preminenza erotica, o inconsciamente, dietro paraventi come "esprimere me stessa", "vestirmi come mi pare", "valorizzare la femminilità"), senza limiti nè regole nè remore (come in natura farebbe chi vuole indurre quanti più maschi possibile a farsi avanti per poi metterli alla prova e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute, anche quando non ha intenzione di conoscere uomo alcuno, perchè è appunto non la mente, ma l'istinto a volerlo), sfoggiare liberamente (per vanità, capriccio, moda, autostima, accrescimento di valore economico-sentimentale, o gratuito sfoggio di preminenza erotica) le sue grazie, nel modo che vuole, sotto (o senza) i vestiti che vuole e per il tempo che vuole, “tenere le cosce di fuori” passando sulla pubblica via, passeggiarmi innanzi (per via o, peggio, sul lavoro) mostrando liberamente le sue fattezze e suscitando consapevolmente o meno disio, e imprescindibili doveri dell'uomo non altrettanto liberamente guardare quanto (da lei) mostrato (secondo natura), non altretanto liberamente mirare, seguire e disiare e cercare di ottenere come sarebbe in natura, o (se da umani non si ha alcuna voglia di corteggiare), semplicemente esprimere con lo sguardo, la parola e il gesto il proprio naturale apprezzamento o commentare quanto il disio fa venire alla mente, non altrettanto liberamente abbandonarsi all'espressione sincera e immediata, più o meno vagamente poetica o più o meno direttamente prosaica, più meno raffinatamente letteraria o più o meno schiettamente popolana, più o meno implicitamente versificata o più o meno esplicitamente esclamata, più o meno rarefattamente nobile o più o meno robustamente volgare (ove volgare non significa offensivo ma semplicemente proprio del volgo), ma comunque pacifica e priva di venature offensive o minacciose e comunque considerata "indegna" (mentre degna resta l'espressione libera del corrispettivo e parimenti naturale e legittimo istinto della donna ad apparire in ogni modo tempo e luogo bella e disiata), evitare, nel medesimo luogo, di rivolgere ad esse lo sguardo e il disio (da lei per prima oggettivamente suscitato con il fatto stesso di mostrare pubblicamente quelle fattezze che, in conseguenza non della mia volontà, ma delle disparità di desideri volute dalla natura, hanno valenza sessuale), offende la ragione e la natura facendo corrispondere al loro diritto a suscitare disio il nostro dovere di reprimerlo, al loro mostrarsi il nostro non guardare (troppo), al loro esprimere liberamente il naturale istinto di sentirsi belle e disiate il nostro non poter mirare (disianti), seguire (con lo sguardo e l’azione) e cercare di ottenere (come sarebbe in natura) la bellezza, esprimendone il disio in maniera gioiosa, spontanea e per nulla ostile o violenta, al loro esagerare a piacere nel diffondere disio, nell’illudere e persino nell’irridere, nell’umiliare e nel far patire nel corpo e nella psiche il nostro obbligo assoluto a non uscire di un millimetro da limiti stabiliti peraltro non in maniera chiara ed oggettiva a propri, ma, a posteriori, in maniera vaga, soggettiva e dipendente dal vostro solo capriccio, e considerando quanto provoca il minimo e presunto ferimento alla loro soggettiva sensibilità come punendo da leggi e costumi nella maniera più vasta e dolorosa possibile mentre quanto in maniera ben più profonda ferisce la nostra diversa e non già inesistente psiche viene considerato inesistente o irrilevante come gravità, normalità da sopportare da parte nostra, diritto della donna o addirittura bello di essere donna, che addirittura afferma la libertà di "fare la stronza", ovvero (come ormai divenuto costume nei luoghi di divertimento come in quelli di lavoro, negli incontri brevi e occasionali per via o in discoteca come in quelli più lunghi e sentimentali), ovvero trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità , aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, ingannare e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo, diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi, con (s)vestimenti, movenze, sguardi espliciti e atteggiamenti impliciti, silenzi eloquenti e parole ambigue, a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione (e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione), attirare chi si vuole solo respingere, illudere chi si vuole solo deludere, fingere di apprezzare chi si vuole solo disprezzare, attrarre intenzionalmente, scegliere fra tanti e invitare all’approccio chi si vuole poi trattare come uno qualunque, un uomo senza qualità, un banale scocciatore, chi poi si vuole far sentire un puro nulla davanti a sè e agli altri, chi si vuole poi chiamare “molesto” quando, in maniera magari maldestra, comunque sincera, cerca di carpire i favori, attirare e respingere con l’intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), usare insomma sugli l’arma della bellezza in maniera per certi versi ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica) ] e alla demagogia, imperante negli usa, volta a far sentire in colpa gli uomini “per natura”, in ogni momento della loro vita quotidiana, a prescindere dalle effettive azioni e idee dei singoli (nemmeno la propaganda di Gobbels era riuscita a far sentire in colpa gli “indesiderati” in maniera così capillare, a ricordar loro la loro “inadeguatezza” in ogn momento e in ogni intimità), ogniqualvolta desiderano, ogniqualvolta mirano, ogniqualvolta provano ingenuo trasporto per la bellezza non appena questa si manifesta ai sensi nelle lunghe chiome, del claro viso, nello slancio della figura, nelle membra statuarie, nelle forme rotonde dei seni, nella piattezza del ventre, nelle perfette e (a volte) lunghissime gambe modellate, nella pelle liscia ed abbronzata e nell'altre grazie che, come direbbe Dante, “è bello tacere” e a presentare non solo come peccato, ma pure come colpa, difetto e addirittura delitto qualunque tentativo di approccio o di (anche quando non ha nulla in sè di violento o molesto, ma ha la sola colpa di esprimere, con la naturalità di un fiore che sboccia, di un usignuolo che canta, di una primavere che giunge, di una cascata che irrompe, di una fiera che segue la femmina nei boschi o del riflesso, sull'onda lucente del mare notturno, di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna, il sincero e profondo e subitaneo trasporto dell'uomo verso il corpo della donna, e di non essere da questa a posteriori soggettivamente gradito, dopo che magari la stessa, con sguardi, movenze, vestimenti e ammiccamenti, parole taciute o gesti eloquenti, l'ha implicitamente indotta o addirittura socialmente pretesa, come nel caso del corteggiamento), massimamente il disiare, seguire e godere la bellezza nella vastità multiforme delle creature femminine (come se i desideri di natura potessero variare per contratto sociale o decisione ed educazione dei singoli!), quando si tratta semplicemente di desideri naturali (poligami) il cui inappagamento di fatto impedirebbe ad ogni uomo di vivere libero e felice nella sfera sessuale (e da lì in tutto), ma il cui appagamento de iure mostrerebbe quanto l'ideologia pseudoegalitaria politicamente corretta in senso femminil-femminista sia inconciliabile con la realtà (in quanto stabilita a partire da dogmi astratti la cui applicazione concreta è contraria ad ogni natura, ad ognir agione, ad ogni etica, ad ogni logica, ad ogni diritto, e ad ogni buon senso). Scusarsi debbono le cagne femministe, le quali hanno abbaiato al "maschio violentatore" sulla sola parola di una donna, senza curarsi non solo e non tanto se questa fosse una prostita o una santa (tutte hanno gli stessi diritti), ma anche e soprattutto, pretendendo di mandare in galera l'accusato anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, di vederlo condannato a pene da omicida (per un presunto crimine la cui presunta gravità manco è stata tale da lasciar segni sul corpo e la psiche della presunta vittima abbastanza segni da permettere di stabilirne la realtà con riscontri scientifici e da impedire alla presunta vittima di pensare al proprio tornaconto personale) e di considerarlo colpevole del massimo dei crimini immaginabili contro le donne lasciando ad una di queste il "diritto" a definire a posteriori e secondo i propri soggettivi, inconoscibili e mutevoli parametri il confine fra lecito e illecito, in spregio ad ogni principio di presunzione di innocenza, proporzionalità della pena ed oggettività del diritto.

Stupidità cavalleresca e demagogia femminista hanno seccato gli occhi di ogni mente, di ogni anima. Qualcuno è andato in galera sulla sola parola dell'accusa (presa per vera solo perchè credibile in abstracto, anche se non confermata da nulla di concreto), è stato trattato giudiziamente e mediaticamente da stupratore anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, è stato rilasciato solo dopo che si sono trovati prove della sua innocenza (le menzogne aperte dell'accusatrice) e lo scandalo mondiale risiede le fatto che lui andasse a puttane o comunque mirasse, seguisse e cercasse di ottenere la bellezza nella vastità multiforme di creature femminine? Ma siete scemi o bastardi?

LO SCANDALO:
Servi delle femmine! Abbacinati del femminismo! Lo scandalo è che chi non ha la fortuna o il denaro per trovare prove della propria innocenza in una situazione simile finirebbe condannato a pene da omicida per fatti di gravità e soprattutto realtà dimostrate solo dalla parola dell'accusa! Ecco dove si sono spinte stupidità cavalleresca e demagogia femminista. Basta che una cameriera, per patologico bisogno di sentirsi vittima o per calcolata volontà di risarcimento, per rancore personale verso uno o tutti gli uomini o per semplice autosuggestione ossessiva, esca urlando dalla camera di un cliente per sbattere questo in galera anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza. E non piango per Strauss-Kahn, ricco e potente e quindi capace, con gli avvocati e la fama, di difendersi, ma per gli uomini normali cui potrebbe capitare la stessa cosa, i quali non avrebbero la fama e le ricchezze per evitare la distruzione economica, psicologica, giudiziaria e pure fisica (se si considera il codice barbarico deic arcerati e le condizioni delle prigioni a stelle e striscie) della propria vita.

LA RIFLESSIONE:
Essere ossessionati dal sesso non è un delitto. E nemmeno disiare, seguire e cercare di godere della bellezza nella vastità delle forme femminine non appena questa si mostra ai sensi nelle lunghe chiome, nel claro viso, nelle labbra angeliche, nella linea slanciata, nella pelle liscia ed indorata come sabbia dall'onde, nelle braccia modellate, nelle forme dei fianchi scolpite come da un divino artefice, nell'aspetto soave come di pesca intatta, nelle bellezze d'un giovane corpo di dea, nella figura statuaria, nelle rotondità del petto, nelle lunghissime gambe abbronzate, nel ventre piatto e levigato e nell'altre grazie ch'è bello tacere è ossessione. E' natura. Ossessione è la morale che la danna e la condanna, il femminismo che la presenta come colpa, mancanza, ineleganza o addirittura oppressione.

Certo, si può asserire che la sua vicenda sia stata una trappola dovuta alla sua fama e all'intervento di servizi segreti. Anche ammesso e non concesso tutto ciò, perchè per incastrarlo avrebbero scelto proprio quel tipo di accusa? Evidentemente perchè in essa è di fatto invertito l'onere della prova e, esattamente come nei processi per stregoneria o eresia, il solo mettere in dubbio la parola dell'accusa, avanzare un'ipotesi diversa dei fatti, pretendere da essa rigore logico e riscontri oggettivi, diviene ulteriore prova di colpa, insulto contro dio un tempo e contro la venerata figura della donna oggi (come se la gravità di un'accusa potesse fungere da presunzione di colpevolezza).
Se così non fosse sarebbe stato più facile incastrarlo con accuse di malversazione, tangenti, appropriazione indebita, data la sua posizione nella finanza bancaria.


Egli è stato liberato solo dopo che la parola dell'accusa si è rivelata mendace su molti punti (e quindi oggettivamente non credibile): finchè in abstracto erano parimenti possibili e credibili sia la versione dell'accusa sia quella della difesa, in barba al principio del in dubio pro reo è stato messo in carcere.
Non tutti abbiamo denari, fama e poteri per venire fuori da certe situazioni dimostrando la nostra innocenza. Eppure, la stessa situazione capitata a Strauss-Kahn capita in America, ogni mese, a decine di uomini normali, non famosi, non ricchi, non potenti e soprattutto non colpevoli, per i più disparati motivi (prevedibili o meno, comuni o arbitrari) per cui una persona potrebbe volere la condanna di un'altra innocente o colpevole di fatti di gravità minore o addirittura penalmente irrilevanti:  vendetta sentimentale, ricatto meditato o capriccio di giornata, rancore personale per episodi pregressi, interesse materiale o psicologico ad eliminare dalla circolazione qualcuno magari avversario, astio contro quel particolare tipo umano, patologico bisogno di sentirsi vittime, razionale calcolo sul mantenimento e l'incremento del proprio valore economico-sentimentale strettamente dipendente, ancora oggi, per motivi non più morali ma meramente mercantili, dalla fama di "turris eburnea", incapacità di accettare le conseguenze di una scelta di cui ci si è in seguito pentite, paura di essere mal giudicate da genitori, amici, parenti o conoscenti, volontà di non rivelare un comportamento giudicabile come troppo disinibito, mascherare un tradimento, suscitare una gelosia o una compassione, volontà di infierire su chi ha volontariamente o involontariamente toccato una data sensibilità o un dato interesse o si trova semplicemente al posto sbagliato nel momento sbagliato, odio generalizzato verso il genere maschile o avversione immediata verso il primo uomo incontrato con la sola colpa di guardare (o non guardare), salutare (o non salutare), mostrare interesse (o disinteresse) in maniera non gradita in quel momento o comunque, con i gesti, le parole, gli atteggiamenti, toccare in modo sbagliato (e magari involontario) la soggettiva, particolare e inconoscibile sensibilità, o di ricordarne un altro cagione di passate sofferenze, premeditato modo per rivalersi contro qualcuno più o meno motivatamente o per sfogare il malumore di giornata su un malcapitato, persino (se non si ha alcun obbligo di provare l'accusa, se le conseguenze per una falsa denuncia sono infinitesime rispetto ai rischi fisici, psicologici, finanziari, morali, sociali incombenti sull'accusato, se la probabilità di essere credute a priori mentre la controparte è tenuta a tacere e se parla presa solo degna del riso o del disprezzo, se il guadagno di un eventuale risarcimento è maggiore del costo della pena per falso moltiplicata per la probabilità di essere scoperte) il tentativo spudorato, sistematico e privo di remore o interesse verso le persone accusate falsamente, di ottenere un risarcimento non dovuto o addirittura (se il ragionamento probatorio è "non vi è alcun apparente motivo per cui dovrebbe mentire, quindi dice la verità") una scommessa "alla Don Rodrigo" sulla possibilità  di far finire in galera chiunque senza motivo e senza pietà, solo per dimostrare a sè o alle amiche di poter rovinare la vita al primo che passa con la sola parola o per compiere una vendetta "simbolica" contro gli uomini o un certo tipo d'uomo odiato. Digiti il nome di Carlo Parlanti e scopra perchè mi rifiuto di rimettere piede in America.
Purtroppo non è un caso isolato, ma uno fra i tanti che voi producete per colpa di un sistema tirannico femminista di cui il caso DSK ha rappresentato solo  l'esempio evidente che ho usato per meglio far comprendere la situazione.

http://www.carloparlanti.it/

http://questionemaschile.forumfree.it/?t=33518381

http://questionemaschile.forumfree.it/?t=7846045

http://questionemaschile.forumfree.it/?t=8012294

http://questionemaschile.forumfree.it/?t=9090025

DA CHE PARTE DEVE STARE CHI AMA LA LIBERTA':
Perchè sto con la Russia? Non perchè sia antiamericano per partito preso. Sono nato filoamericano. Lo sono stato per educazione. Ho vissuto negli Stati Uniti. Sono diventato filorusso per esperienza e per ragionamento. Perchè, dopo la terribile parentesi sovietica, nel codice penale Russo sta scritto chiaramente: "il cittadino non è mai obbligato a mostrare la propria innocenza". E non ho sentito nessun caso di cittadino comune (i "dissidenti" meritano un capitolo a parte, che fa il paio con quanto in occidente capitato ad Assange, ammesso e non concesso che certi oligarchi e certi miliardari speculatori siano moralmente degni di essere chiamati semplicemente "dissidenti" come l'Australiano) in cui tale principio non si sia applicato (mentre in Europa basta leggere i giornali al capitolo "violenza sulle donne" per vedere applicata nei fatti l'inversione dell'onere della prova da stupire i giornalisti e scandalizzare le femministe quando questa non avviene). Non ci crede? Guardi qua:

Ci si può riempire un blog, con false accuse regolarmente testimoniate dagli stessi giornali che fomentano la cultura femminista:

http://falseaccuse.blogspot.de/search?updated-min=2010-01-01T00:00:00%2B01:00&updated-max=2011-01-01T00:00:00%2B01:00&max-results=50

Che scherzo del destino che il gioco delle femministe nel quale l'uomo davanti alla donna in occidente si trova nella condizione giuridica del personaggio del Cacciatore quando gioca, si chiami
proprio roulette russa:

http://www.centriantiviolenza.eu/comunicazionidigenere/roulette-russa-della-calunnia/


La colpa è vostra. Siete stati voi Americani ad iniziare (non so per quali interessi) questa tendenza giudizial-culturale. E ve ne vantate pure. Lasci quindi che io mi vanti di essere divenuto, per questo, vostro nemico.

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