mercoledì 5 marzo 2014

Perchè sono favorevole alla prostituzione

Vi sono in ultima analisi tre modi per ottenere ciò di cui si ha bisogno/brama: supplica, rapina e scambio commerciale.
Il primo è quasi sempre inefficace prima che indegno (se non si ha nulla da offrire: pure gli oranti offrono qualcosa alle divinità), il secondo non solo non è degno della civiltà ma è pure controproducente (giacché comporta che anche la controparte o terzi possano a loro volta rapinarci). Il terzo è l'unico che possa permettere, pacificamente e sistematicamente, di ottenere ciò di cui si ha disio/bisogno/brama permettendo agli altri altrettanta possibilità di appagamento/scelta.

Se così non fosse morirebbe di fame, di sete o di deperimento fisico, mentale o sessuale chi personalmente non eccellesse nella ricerca del cibo, dell'acqua, del riparo (o, in questo caso, della femmina)

La civiltà esiste invece proprio per permettere a tutti di poter appagare i propri bisogni naturali (fra i quali, almeno per l'uomo, assieme alla fame, alla sete, al sonno e al riparo, vi è quello di godere della bellezza nella vastità multiforme delle creature femminine). Per questo si organizza in modo da far sì che chi non eccelle direttamente nella “caccia” o nella ricerca del cibo, dell'acqua o del riparo, ma magari eccelle in attività più propriamente umane, possa in queste guadagnare quanto necessario e sufficiente per ottenere, tramite lo scambio commerciale, ciò di cui ha bisogno/desiderio.

Perché si deve fare un'eccezione proprio per il bisogno di amor naturale degli uomini?



L'obbligo di affrontare i rischi e le fatiche della conquista per appagare il naturale bisogno di bellezza e piacere dei sensi è superabile come quello di faticare e rischiare nella caccia per non morire di fame, di muoversi alla disperata ricerca dell'acqua per non morire di sete o di cercare ogni notte un rifugio per non dormire all'addiaccio. La civiltà serve proprio a permettere di appagare (tramite la divisione del lavoro, la tecnologia, lo scambio) nella maniera più facile, sicura, sistematica (e magari raffinata) possibile i bisogni naturali, in modo da liberare la mente per attività più nobilmente umane (e non lasciare morire di fame, di sete o di deperimento fisico, mentale o sessuale chi personalmente non eccelle nella ricerca del cibo, dell'acqua, del riparo o della femmina, permettendogli invece di mettere a frutto in altre attività, magari più qualificanti, le proprie diverse e specifiche doti per guadagnarsi le risorse sufficienti ad acquistare ciò di cui ha bisogno e e desiderio).



Chi conosce la potenza di quanto Schopenhauer chiamava "il sospiro della specie", la centralità, in ogni essere vivente, di quell'ambito in cui la specie si vede in procinto di perdere o acquisire uno strumenti indispensabile per la sua propagazione e la sua selezione, e sa come questo si sublimi nei comportamenti sociali e nelle percezioni individuali che ci rendono ciò che siamo, come si profondi nel bisogno psicologico di sentirsi universalmente apprezzati, amorosamente disiati, socialmente accettati, come si elevi fino al vertice dello spirito (nei versi e nei suoni delle rime immortali come in ogni azione e in ogni pensiero consacrato da ognuno di noi al proprio ideale), non può poi ridurre a "semplice sfogo fisico che potete avere con le pugnette" e ridicolizzare come "robe da sfigati", i bisogni le sofferenze di chi, non riuscendo a trovare una donna disposta ad accettarli come amanti si senta ridotto ad un nulla ad ogni vista di grazie corporali suscitanti in lui un disio il quale non potendo essere almeno in quel caso appagato genera frustrazione (sia che secondo natura continui a guardare, giacché la situazione lo fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata, sia che costringendosi contro natura guardi dall'altra parte, poichè comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione), e provi in tanti momenti della vita quotidiana non solo un'intima frustrazione e un'irrisione profonda al disio, non solo una sofferenza continua nel corpo e nella psiche, non solo un inappagamento fisico e mentale degenerante in ossessione, ma l'intima sensazione di risultare, per natura, socialmente trasparente e negletto dalle donne. Ecco perchè una società libera ed evoluta DEVE essere dotata di prostituzione. Ecco perchè quello di prostituta è un mestiere degno di esistenza, di riconoscimento e di valore.



Se parliamo di società, non possiamo affatto trascurare o accettare che quasi la metà degli individui viva nell'infelicità e nell'inappagamento proprio in quanto è più rilevante di fronte alla natura, alla discendenza e alla possibilità di sentirsi liberi, felici e riconosciuti.

Anzi, dato che i bisogni naturali (fra cui, oltre alla fame, al sonno e alla sete, vi è, almeno per gli uomini, quello di godere della bellezza femminile) devono essere periodicamente soddisfatti (tutto ciò, in quanto natura, non ha alcuna valenza morale, nè in positivo, nè in negativo, e non ha pure nessuna relazione con l'intelligenza, con la cultura o con la sensibilità personale: si tratta semplicemente di pure necessità  di natura), a pena di infelicità e inappagamento (se non si mangia si muore di fame, se non si beve ci si disidrata, se non si dorme si deperisce, se si cessa di godere delle grazie corporali si deperisce in altro modo, lasciando degenerare il disagio e l'inappagamento da sessuali ad esistenziali: dapprima vi è una tristezza occasionale, una malinconia diffusa, una rassegnazione, poi una vera sofferenza che partendo dalla sfera sessuale, come ampiamente spiegato da Freud, influenza il rapporto con l'altro sesso in genere e la vita tutta, con chiaro rischio di autodistruzione, e con i meccanismi ben noti dalla psicoanalisi, è destinata a scoppiare prima o poi in qualche modo, contro sè o gli altri), una società mossa da un desiderio di equilibrio e da un barlume di umanità (o anche solo dalla consapevolezza, per funzionare senza scompensi, traumi e pericoli, di non poter lasciare metà degli individui di fatto apolidi e senza nulla da perdere) deve permettere a tutti l'accesso a quanto può soddisfare tali desideri (o, meglio, dare a tutti la possibilità di "costruirsi le armi" per poter scegliere liberamente come e con chi accedervi).



Anche ammesso e non concesso abbiate ragione voi sulla naturalità delle fatiche, dei rischi, delle sofferenze e pure delle irrisioni, delle umiliazioni e delle tirannie insite in un quella subordinazione sessuale del maschile al femminile chiamate corteggiamento e da voi pretesa (ma fuori dall'ambito umano non si possono aggiungere alla crudeltà naturale nè la stronzaggine della controparte, potenzialmente presente invece fino al massimo grado nel raffinato intelletto femminile, nè quello stato di autocoscienza così sviluppato nell'adolescente e nell'uomo da rendere certe situazioni peggiori della morte), dovete riconoscere come gli altri animali maschi possano contare
  • o, come nel caso dei pavoni, su un organo appositamente dedicato, 
  • o, come nel caso di tante altre specie d'uccelli, su una serie di comportamenti fortemente codificati tali da garantire il successo a chi vi eccella, o comunque da evitare ferimenti, fraintendimenti, inganni.
Trasposto nel mondo umano, nel primo caso, quello che in natura sono i canti degli uccelli e le code dei pavoni presso gli umani era un tempo la bellezza delle immagini e il suono dei versi nelle poesie dedicate alle donne e sono oggi le ricchezze materiali (sempre per loro spese), mentre nel secondo ai riti presenti in natura del "combattimento" con altri maschi della stessa specie, del farsi notare dalla femmina con comportamenti strani e caratteristici di ogni specie, dell'inseguirla, dell'avvicinarla e del conquistarla nella "schermaglia amorosa", corrispondono, fra gli uomini, l'attirare in maniera sonora o visiva l'attenzione di chi si mira, l'esprimere gioiosamente disio per le sue grazie, l'attaccar briga con tutti per mostrarsi forte ai suoi occhi, il far di tutto per apparire in tutto primi fra tutti, il non scoraggiarsi ai primi respingimenti, l'inseguirla se pare farsi seguire, il tentare senza sapere se il tentativo avrà  successo, il resistere ai dinieghi, l'insistere e il rischiare sempre nuove sorprese, e il tentare di vincerla se lotta come chi vuol essere vinta.
Purtroppo da un lato l'egalitarismo ha preteso di dare alle donne tutto quanto apparteneva agli uomini, per cui non risulta più possibile (a meno di non possedere ricchezze e privilegi sociali molto superiori alla media) usare nel corteggiamento l'equivalente di un "organo dedicato" (come un tempo era la possibilità di farla uscire di casa e mantenerla o anche solo di permetterle di uscire la sera), e dall'altro la cultura politicamente corretta sta sempre più condannando come degni del riso, indegni della civiltà o addirittura passibili di denunzia penale tutti quegli atteggiamenti "alla tarricone" - nominato da vivo, tutti quei comportamenti esprimenti disio naturale per il corpo della donna, intenzione di farsi da lei notare ad ogni costo, disposizione ad affrontare per lei ogni lotta con il resto della società, volontà di non arrendersi ai primi rifiuti, tentare, rischiare, insistere e resistere ai dinieghi, di "attaccare" senza sapere se il tentativo avrà successo, regolandosi poi solo in base alle reazioni se proseguire o ritirarsi, di inseguire chi si fa seguire e di vincere nella lotta amorosa chi lotta per essere vinta, tutti quei modi umani insomma di riprodurre il "rito" codificato in natura fra maschio e femmina.
Questa situazione è tanto "castrante" da indurre gli animi più sensibili, che rischierebbero di esserne psichicamente annullati, a lasciar perdere ogni tentativo e rifugiarsi presso le chiare e oneste puttane, con le quali, grazie al pagamento anticipato, vi è la possibilità di bilanciare la bellezza (o, se vogliamo, di far fungere il denaro da "organo dedicato" per conquistare le grazie femminili) e sentirsi dunque (una volta privi di obblighi e costrizioni, non più sotto esame, lontani da ogni possibilità di umiliazioni, tirannie, sofferenze) a proprio agio per esprimere il meglio di sè.


Posto che, per diversi motivi, entrambe le possibilità sopra citate si sono cancellate per l'uomo occidentale, alcuni uomini, sedicenti "beta" (che non vogliono tornare indietro) propongono un'evoluzione culturale femminile nel senso di un abbandono di quello sfruttamento oligopolistico delle disparità naturali di numeri e desideri nell'amore sessuale agito da ogni "donna onesta" e volto ad aumentarsi dismisura il valore erotico-sentimentale in quanto può ben essere definita economia amorosa, rendendo l'appagamento del bisogno di bellezza e piacere dei sensi quanto di più difficile, raro, prezioso e costoso (in ogni senso materiale e morale) e a volte addirittura umiliante, possa esistere sulla terra (e in ciò rendendo la sua importanza per chi ne sente la mancanza superiore a quella naturale: popoli affamati penserebbero solo al cibo a prescindere dal loro livello intellettuale e dall'essere o meno capaci in condizioni favorevoli di pensieri più alti). Per me ciò è pura utopia (non si può convincere qualcuno a rinunciare ad una posizione di naturale vantaggio). Io sono più realista e propongo come mezzo di bilanciamento di desiderabilità e potere con il sesso femminile quanto oggi è l'unico valore immediatamente apprezzabile ed intersoggettivamente valido al pari della bellezza: il denaro. Ecco perchè sono favorevole alla prostituzione.

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