L'auspicio
di un'estensione all'Europa e al mondo del "modello svedese" è la
conferma di tutto ciò che ho detto nelle risposte alle “amiche”
su Huffington Post. Non sarebbe necessario in questo blog ribadire
cosa sia ragionevole pensare di tale "legge europea", ma, poichè si è parlato
di sacralità e sesso, non mi pare fuori luogo affiancare alle
litanie femministe una salutare ripetizione di principi liberali e
libertari.
In
primis la legge svedese è controproducente, giacché mai qualcosa
afferente il desiderio o il vizio qual dir si voglia è stato
cancellato dal mercato con la semplice proibizione. L'esempio più
eclatante fu quello degli alcoolici, che, una volta proibiti, fecero
la felicità della mafia più di quella degli astemi. L'esempio più
vicino a noi è quello delle droghe: mai come ora (dopo anni di
proibizionismo) esse sono capillarmente diffuse ed alla portata di
tutti.
Anche
in questo caso, la regola si conferma: la stessa polizia svedese
ammette che non vi sono evidenze di una riduzione della domanda o
della tratta in seguito all'introduzione della legge proibizionista
mentre
ricercatrici indipendenti, oltre a confermare tale inefficacia,
dimostrano che le condizioni delle sex-workers sono peggiorate e la
tratta non è diminuita
In
secundis, essa è illiberale, in quanto il potere statale si permette di
sanzionare comportamenti afferenti la vita privata e sessuale di
persone adulte e consenzienti le quali non danneggiano oggettivamente
alcuno (come i clienti e le prostitute), di entrare nell'intimità
dei cittadini per giudicare i motivi per cui essi possano o non
possano accoppiarsi (amore, amicizia, capriccio, vanagloria, tirannia
sessuale, vendetta sentimentale, stronzaggine erotica sì e interesse
materiale no, o, meglio, no se esplicito e onestamente dichiarato:
accompagnarsi con chi è disposta a concedersi per denaro, in maniera
chiara e consensuale, è vietato, mentre le unioni amorose, i
fidanzamenti o le relazioni più lunghe di una sera e magari
propiziate o motivate da interesse materiale e dalla volontà della
donna di ottenere regali, creme, gioielli, viaggi da sogno, auto
costose, vestiti firmati, o fama, successo, ricchezza, carriera,
visibilità mediatica, sono concesse, salvo l'assurdo di non poter
distinguere mai con certezza ed obiettività quanto di una relazione
più o meno breve, più o meno lunga, sia dovuto al sentimento e
quanto all'interesse e quindi di non poter mai parlare separatamente
di "unione amorosa" o di "prostituzione")?
In
tertiis, è ignorante, in quanto ignora il report (di qualche anno fa)
dello stesso governo norvegese
http://jonathanx.altervista.org/estero/duello6.html
(che
pure poi l'ha copiata), il quale dimostra come politica
regolamentatrici e liberali quali quella olandese migliorano la
situazione sia per le prostitute sia per le vittime della tratta,
mentre quelle proibizioniste come quella svedese peggiorano la
condizione delle sex-workers e non riducono affatto il problema
(aumentando invece il grado di insicurezza e criminalità in esso),
ignora il parere contrario delle sex workers
(e
se una risoluzione e' osteggiata proprio da chi dovrebbe tutelare e'
evidente l'intento demagogico), ignora i dubbi espressi dalla
comunità scientifica sulla presunta scientificità dei dati
presentati dalla Signora Honeyball
http://www.lucciole.org/content/view/829/14
ignora
i dati della polizia tedesca i quali dimostrano come non vi sia stato
alcun aumento della tratta
http://www.bka.de/DE/ThemenABisZ/Deliktsbereiche/Menschenhandel/Lagebilder/lagebilder__node.html?__nnn=true
e
ignora infine che i tentativi mediatici di affermare il contrario si
basano su un malinteso (per non dire peggio)
http://feministire.wordpress.com/2013/06/06/does-legal-prostitution-really-increase-human-trafficking-in-germany/
Il
fine dunque della legge non è affatto proteggere le donne-prostitute
(come dimostra questa interessante testimonianza di una escort
svedese:
http://sensuellqkonsult.wordpress.com/2007/05/26/lies-about-sexwork-in-sweden/
ma
colpire la prostituzione in quanto tale, da un punto di vista
puramente ideologico, e, con essa, tutti gli uomini i quali si
rifiutano, ogni volta che sentono il naturale desiderio di
congiungersi carnalmente alla bellezza, di passare per le forche
caudine del corteggiamento nella quali le "Donne" (ch'aman
scriversi con la maiuscola) potrebbero infliggere di tutto (sia
fisicamente, sia psicologicamente, sia economicamente, sia
legalmente).
In
fine la legge risulta arbitraria, poiché arbitrariamente definisce
"non dignitosa" e "non libera" la prostituzione,
quando ciò che risulta dignitoso nella vita privata e sessuale di
adulti consenzienti è e deve restare estremamente soggettivo (per
loro non sarà dignitosa la prostituzione, per me può non essere
dignitoso il corteggiamento, visto come atto servile, troppo simile
alla supplica, rapporto non paritario troppo simile al vassallaggio
verso la Dama e retaggio del medioevo indegno di un uomo libero, per
una prostituta può non essere dignitoso concedersi invece "per
niente" come si pretende nel "sesso libero") e
soprattutto perché arbitrariamente identifica la prostituzione con
la schiavitù (come arbitrario sarebbe identificare il lavoro
manifatturiero con la costrizione e vietare le scarpe solo perché vi
sono effettivamente bambini costretti a lavorare in fabbriche di
calzature).
Se
poi il fine fosse davvero la lotta alla tratta si punirebbero solo e
soltanto i clienti consapevoli di usufruire dei servigi di prostitute
costrette dai trafficanti, come è stato fatto in Finlandia. Il fatto
che invece si punisca "tutta" la prostituzione in quanto
tale è segnale di come il fine sia ideologico e antimaschile e non
pragmatico né umanitario né tanto meno rispettoso delle donne.
Il
rispetto VERO per le donne non coincide con l'idolatria femminista,
ma con rispetto ANCHE di quelle donne che compiono (per motivi
personali e ingiudicabili dallo stato liberale) scelte ritenute dal
pensiero dominante "sessualmente scorrette" e con
l'abolizione di ogni discriminazione (materiale e morale) ai danni
delle persone prostitute (discriminazioni tenute in vita da un pactum
sceleris fra vetero femministe protese ad incolpare gli uomini e
maschilisti che vogliono vedere sempre la prostituta come vittima per
sentirsi, rispetto a lei ed al contrario della realtà, più forti,
magari anche a volte "salvatori, comunque "superiori"
a chi pur pagano avendone bisogno, oppure in senso medievale come
"strega".).
Demagogico
poi il riferimento alle "giovani immigrate". Quando vengono
in occidente per fare le badanti, le colf o le infermiere sono ben
accette e non sono dette sfruttate se guadagnano una piccola frazione
dell'occidentale medio in mestieri che gli europei d'occidente non
vogliono più fare, mentre se decidono di prostituirsi per guadagnare
di più la cosa non va più bene perché immorale e, per vietarglielo
senza incolpare delle donne (che sarebbe politicamente scorretto)
sono dette "poverine" e "vittime". Ovviamente che
le associazioni di prostitute libere rivendichino da decenni tanto la
liceità quanto la libertà della loro scelta non ha alcun valore per
questi politici. Infermiere sì e accompagnatrici no? Minigonna per
le donne-manager e le studentesse sì e abiti succinti per le
passeggiatrici notturne no? Ma saranno le donne, prostitute o meno, a
dover decidere che fare del proprio corpo e della propria sessualità
e della propria esistenza lavorativa o privata? O dovrebbe essere,
secondo un principio neogiacobino o neostalinista, lo stato a dover
accompagnare tutti dalla culla alla tomba ed imporre la propria
"virtù" come in ogni totalitarismo da Robespierre a
Stalin?
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