giovedì 6 marzo 2014

Risposta a "carma_yoga" del Fatto Quotidiano di ieri

Mi permetto di rispondere anche al signor "Karma_Yoga", commentatore dell'articolo del Fatto Quotidiano di ieri su Putin, non prima però di aver notato come un individuo pronto a scegliere un nick del genere dovrebbe conoscere a menadito i maestri della Tradizione quali De Maistre, Guenon ed Evola e, in caso di conflitto con l'occidente "de-sacralizzato", schierarsi con quella capitale russa che, dopo aver ereditato il manto di Bisanzio, avrebbe diritto a chiamarsi Terza Roma!

Che importa della parentesi sovietica, quando ci si può richiamare alla Santa Alleanza con lo Zar, per combattere, dopo i giacobini dell'età napoleonica, gli yankee lobbisti, mercantili, finanziari e mondialisti, che dalla sapienza orientale sanno solo trarre film alla karate kid?

Tornando all'attualità, la mia risposta al suo sproloqui contro Putin e la Russia si potrebbe riassumere in tre righe:

"Un dittatore e' meglio di un tiranno,
e noi in occidente abbiamo una duplice tirannia:
quella finanziaria e quella femminista".

A beneficio dei lettori, però, dovrò motivare estesamente queste mie esternazioni.


PRECISIAMO I TERMINI:

Fin dai tempi dell'antica Roma, un dittatore esercita un potere assoluto perche' a cio' investito dal popolo e dal senato al fine superiore dell'interesse pubblico (fu il caso, ad esempio, di Quinto Fabio Massimo). Un tiranno esercita invece un potere assolutamente arbitrario. Non so se Putin sia formalmente o sostanzialmente un dittatore (formalmente forse no, dato che ha richiesto e ottenuto l'autorizazione dal suo parlamento per operare in Crimea, mentre quasi mai i governi italiani hanno consultato popolo e parlamento prima di mandare armi e soldati in appoggio agli Angloamericani),
so pero' (perche' lo dimostrano i fatti) che sta agendo nell'interesse della Russa (proprio per questo e' criticato in occidente).

I governanti europei, invece, per quanto formalmente eletti in maniera democratica (a parte il caso anomalo dell'Italia da ormai tre esecutivi a questa parte), si servono di "idee morali" ("liberta', democrazia, autodeterminazione", ecc: le smascherero' una ad una in post successivi) presunte "universali" per giustificare la loro politica a danno dello stato di cui dovrebbero tutalare gli interessi e a vantaggio delle lobbies finanziarie (e quindi anche culturali) senza patria che ne permettono la rielezione (finanziandoli o dando loro, tramite i media ormai "globalizzati", "credibilita'" agli occhi della "opinione pubblica").

L'ULTIMO VENTENNIO IN RUSSIA E IN ITALIA:

Basta guardare gli ultimi vent'anni e piu' (ovvero cosa e' successo dalla caduta dell'URSS).
Dopo l'iniziale fase di sbandamento seguita al crollo dei regime sovietico (e fomentata dalle multinazionali americane, che realmente governavano durante il periodo di Eltsin), nella quale il livello di poverta' era sceso ben sotto gli standard "comunisti" (nei quali comunque un minimo per vivere era garantito a tutti), lo "zar" Putin ha ripristinato non solo la sovranita' politica e la potenza militare, ma pure il livello economico. La Russia e' passata in una decina di anni da avere i bambini che morivano di fame nella metropolitana di Mosca (scena vista personalmente da persone di mia fidata conoscenza) e i soldati che si ammazzavano per rubare le patate (fatto visto di persona al telegiornale dell'epoca) ad avere non solo, banalmente miliardari che comprano le nostre squadre di calcio (pochi miliardari non significherebbero nulla se il popolo fosse alla fame e sfruttato, come nel caso della Cina), ma frotte di turisti della media borghesia crescente che affollano
i nostri luoghi di villeggiatura e le nostre citta' d'arte e possono permettersi di acquistare i nostri beni di lusso (cui noi dobbiamo ormai rinunciare per "austerity" merkeliana).

Non mi date del demagogo se non cito i dati: lo faccio apposta, perche' i dati economici possono (e infatto lo sono) essere manipolati o arbitrariamente interpretati (cosa importa se lo stipendio e' solo di 300 euro quando per pagare l'affitto ne bastano 150? E' sempre meglio che guadagnarne 1000 quando l'affitto e' 1100), mentre i fatti che racconto possono essere verificati con l'esperienza quotidiana.

Non so a questo punto cosa altro si debba definire, se non il cambiamento descritto, per "interesse della nazione". Certamente non la possibilita' formale di scegliere fra due schieramenti apparentemente opposti ma in realta' identici in quanto davvero conta (politica estera e modello sociale) e sempre pronti a votare "trasversalmente" sulle "svolte" economiche, politiche e "culturali"
imposte dai burocrati di Bruxelles, dai finanzieri di Wall Street, dai "filosofi" e dalle "femministe" a libro paga di Soros?
Penso di non essere il solo a voler scambiare le corone cartacee della sovranita' "democratica" occidentale con un effettivo buon governo "dittatoriale" orientale.

Cosa conta vedere teoricamente esaltati i "diritti riproduttivi" (magari in innaturale chiave omosessuale o lesbofemminista) quando donne e uomini comuni non possono avere un lavoro regolare e tutelato per pianificare la propria vita e la propria futura e piu' o meno "tradizionale" famiglia?
Cosa conta sentire parlare di "liberta' sessuale" quando per un normale maschio eterosessuale diviene impossibile avere qualunque rapporto senza passare per le forche caudine del corteggiamento e certe tirannie dei rapporti di coppia (perche' da un lato la crisi economica e la sua gestione, dall'altro le risoluzioni del parlamento europeo, e le politiche "di genere" rendono sempre piu' difficile potersi rivolgere alle sacerdotesse di venere prostituta)?
Cosa conta poter votare, se su quella che giustamente Nietzsche chiamava "grande politica" (ovvero la politica estera) i cittadini non possono decidere per dettato costituzionale?

In queste tre domande sta il risultato della duplice tirannia di cui parlavo la quale si aggiunge all'assenza di vera sovranita' politico-militare conseguente l'assetto europeo deciso dalla Seconda Guerra Mondiale.
Che l'Italia fosse un paese a sovranita' limitata era evidente all'indomani della sua sconfitta militare: con le basi americane nel suo territorio, con l'obbligo (sancito all'armistizio) di smantellare i settori strategici, con la sua struttura industriale distrutta dai bombardamenti alleati e bisognosa del piano marschall e con la sua classe politica ricostruita prendendo ex-fascisti disposti pur di stare a galla a vestire lo scudo crociato o la falce e martello e mettersi al servizio di Washington o di Mosca non si poteva pretendere nulla di diverso dal 45 in poi.
Non e' tuttavia di questo che mi voglio lamentare qui (anche perche' la Germania, in situazione identica se non peggiore, ha invece attualmente quasi ribaltato la situazione, almeno all'interno dell'Europa, riconquistando con l'economia molte posizioni perse a suo tempo con le armi): fino a quando l'asservimento politico-militare era accompangato dal benessere economico e ad una relativa liberta' individuale, la situazione era ancora vivibile.
Ora si sono aggiunte due tirannie all'imperialismo yenkee, forse da esso volute, ma comunque in esso non cosi' prepotentemente presenti nel dopoguerra (altrimenti col cavolo che i partigiani avrebbero consegnato le armi agli americani!): turbocapitalismo e femminismo.

Nello stesso periodo in cui la Russia e' tornata ai livelli della guerra fredda (e la Germania si e' imposta, almeno economicamente, come guida effettiva dell'Europa), noi siamo passati
dall'essere la quinta potenza mondiale al rischiare di cadere al livello del Nordafrica quanto a diritto al lavoro, prospettiva di sviluppo, ricerca scientifica.
Si potrebbe semplicisticamente dire che cio' sia colpa di vent'anni di politici incapaci e imbroglioni.
La mia tesi sostiene invece che, purtroppo, il motivo non sia riconoducibile a cio', poiche' di politici inetti e ladri la storia d'Italia e' stata piena anche prima, ma a qualcosa di piu' pericoloso in quanto dipendente da una precisa volonta' e non da una sfortunata serie di circostanze.

Esiste una troppo strana coincidenza temporale fra l'entrata dell'Italia nella cosiddetta Europa,
la caduta del muro di Berlino, la delegittimazione dell'intera classe politica con tangentopoli, l'avviarsi dell'attuale fase di "globalizzazione", la svendita del patrimonio nazionale (industrie e beni immobili), la perdita (almeno per quanto riguarda le nuove generazioni) di quasi tutti i diritti lavorativi conquistati in faticosi decenni di lotta sindacale nel Novecento, e l'inasprirsi dell'oppressione femminista, passata dalla fase apparentemente egalitaria a quella implicitamente antimaschile.
Anche senza tirare in ballo teorie complottistie, si puo' dire semplicemente questo: l'insieme di interessi, magari non esplicitamente organizzati da "complotti massonici", ma semplicemente liberi di agire per via del vuoto politico, ha prodotto quanto nemmeno il piu' diabolico dei piani della spectre avrebbe potuto.
Gli stati europei, privi non solo di effettiva sovranita' politico-militare, ma pure del diritto di battere moneta (perche' la banca centrale europea e' un'ente privato e non dipende, come in ogni stato tradizionale, dall'istituzione statuale) e di quello di fare le leggi (perche' con le vincolanti direttive europee quanto i parlamenti democratici decidono non puo' divergere da quanto decidono dei comitati "tecnici", non eletti, dipendenti da interessi extraeuropei e sicuramente extra-democratici, apparentemente "neutri", ma in realta' portatori di un valore "politico" nel senso di "formativo" di un nuovo modo di organizzare di fatto la poleis) non hanno piu' i mezzi con cui tutelare il benessere e la liberta' dei propri cittadini, nemmeno se i politici fossero i migliori statisti del mondo!

Dove sta in cio' la tirannia e come posso parlare di tiranni internazionali se sto citando problemi italiani?

La tirannia sta nel fatto che le istituzioni di Bruxelles non rispondono, nei fatti, ai popoli d'Europa,
ma a lobbies transnazionali, che vedono nell'Unione Europea un modo per creare nel vecchio continente un sottoproletariato senza diritti (ma con una discreta istruzione) da sfruttare a basso costo per competere con altri mercati.
Come avviene questo strano fatto, impensabile a livello nazionale? Semplice: l'eventualita' che un eurodeputato non venga rieletto perche' una minoranza consapevole di cittadini scopre che in europa ha votato in un dato argomento contro l'interesse popolare e' remota, mentre quella che non venga votato perche' chi finanzia la sua campagna elettorale tagli i fondi per "disobbedienza" alle disposizioni e' concreta. A livello nazionale questo non poteva avvenire, perche' la comunanza della lingua fra istituzioni e cittadini, e la facilita' di controllo mediatico sui singoli parlamentari davano assai piu' potere al popolo di quanto non ne dia un parlamento lontano, con poca eco mediatica, venti lingue diverse, e per giunta privo di potere rispetto alla "commissione" europea (non direttamente eletta dal popolo).

L'internazionalita' dei problemi apparentemente solo italiani sta nel fatto che TUTTI gli altri paese, eccetto forse la Germania, stanno vedendo erosi i diritti del lavori, il benessere della classe media e le liberta' individuali effettivi (per effetto del femminismo), o stanno avendo forti contrasti sociali proprio per queste "erosioni" (come attualmente in Francia).
In Italia e' stato semplicemente facilitato dalle circostanze un processo in atto in tutta Europa.
Sul perche' la Germania sia parzialmente esclusa, le ipotesi comuni variano da un accordo sotto banco con gli Usa per escludere la cruccolandia dall'asservimento (in cambio del controllo "da kapo' sugli altri servi) alla rinascita di un "pangermanesimo" divenuto da militarista ad economicista.
Io, che non credo ne' ai complotti ne' ai nazisti, penso invece che il motivo stia nell'accordo (se non politico, evidentemente economico) che la Germania ha con la Russia (ovvero sull'unica grande potenza progredita non allineata agli Usa) dai tempi della caduta del muro (per riavere la sua parte Orientale, la Germania ha finanziato, e quindi di fatto "comprato", mezza Russia).
Ovvio che se un asse ha uno dei due fulcri fuori controllo, anche l'altro non puo' essere totalmente sottomesso.


LA DOPPIA TIRANNIDE:

Quando dico tirannia della finanza, non intendo riesumare i fantasmi del marxismo
e delle sue teorie sul "plusvalore" e sul "padronato". Intendo quel fenomeno tutto contemporaneo
consistente nella crescita ipertrofica della finanza di carta rispetto a quella funzionale alle attivita' produttive e alla vita reale di cittadini e imprese. Cio' ha creato non solo "speculatori" internazionali
in grado di rovesciare governi ed economia con arbitrari giochi al ribasso con azioni e titoli (quando un solo uomo, non vincolato da alcuna responsabilita' politica, possiede ricchezze pari al bilancio di uno stato africano di medie dimensioni si tratta comunque di un fatto preoccupante), non solo ha distrutto ricchette vere sull'altare della creazione di valore dal nulla (la crisi del 2008 ci ha resi piu' poveri proprio perche' qualcuno in questo gioco si e' arricchito infinitamente con le cartolarizzazioni
), ma ha avviato un processo per cui le aziende sono costrette, per ottenere i finanziamenti dalle banche (divenute sempre piu' speculatrici e sempre meno banche), a promettere guadagni sempre maggiori (altrimenti chi ha il denaro liquido preferisce giocare al ribasso in borsa piuttosto che finanziare un'attivita' reale). Per competere in rendimento con la speculazione, un'azienda e' costretta non solo a divenire efficiente, innovativa, concorrenziale e tutto quanto sarebbe "sano",
ma ad azzerare anche i costi del personale, e quindi: licenziare, sottopagare, sfruttare in patria e fare outsourcing in paesi del terzo mondo.
Se a questo si aggiunge il cambiamento di atteggiamento culturale della sinistra, la quale, anziché difendere le conquiste sindacali e il primato della conoscenza sul profitto immediato, ha inseguito il berlusconismo parlando di "flessibilità" e di "scuola e università che devono essere funzionali alle imprese" (come se a queste spettasse il diritto di governare proprio dei filosofi platonici), si comprende come si viva ora in una Repubblica totalmente rovesciata rispetto a quella di Platone: non sono più la conoscenza e lo studio il fine e il mezzo dell'azione sociale degli individui, ma il profitto e il pil, al punto che chiunque primeggi nel sapere (magari scientifico) ma non mostri di poter produrre un immediato tornaconto economico viene tacciato di "inutilità". Come questa prospettiva sia deleteria sul lungo termine non solo da un punto di vista anagogico e sociologico, ma anche (e forse soprattutto) da quello della competitività e dell'innovazione effettive del sistema economico italiano è inutile qui ripetere (basti pensare a come la Germania abbia agito nel modo opposto e raccolga ora i risultati dei suoi investimenti in ricerca scientifica e meritocrazia scolastica). Questo approccio economicista crea un totalitarismo, in quanto obbliga (per legge, per fame o per bisogno di accettazione sociale) tutti a vivere "marketing oriented" (è oltremodo triste constatare come il sogno dei giovani ricercatori non sia più vincere il Nobel, ma essere assunti da Google).
Sarebbe sbagliato mantenere verso questo processo l'atteggiamento "comunista" che rivolge la colpa ai "soliti padroni", agli industriali, al "sistema capitalista" in genere. Il "sistema capitalista" era riuscito negli anni ottanta a raggiungere un buon livello di tutela del lavoro, di giustizia sociale, di promozione dello studio e di liberta' individuale (nei limiti di quanto possibile nel mondo reale, distinto dal paradiso terrestre sognato dagli egalitari). Non c'erano le disparita' di oggi. Non c'era il disprezzo dello studio di oggi. C'era una piccola borghesia che riusciva a vivere degnamente, una media borghesia che poteva divertirsi, una ricca borghesia che faceva la bella vita. Il benessere era ragionevolmente diffuso fra i vari strati della popolazione. Chi poteva studiare con profitto aveva ragionavole certezza di trovare un buon lavoro. Non e' una lode dei tempi antichi, ma un preciso ricordo di esperienze personali.
Con i "padroni", insomma, si era giunti a ragionevoli accordi dopo alcuni decenni "caldi". A fare saltare tutto e' stata la nuova fase del capitalismo, divenuto "turbo" dopo la caduta del muro di Berlino e l'inizio di una globalizzazione fatta passare come "inevitabile destino", ma in realta' scientemente voluta da gruppi di interesse occidentali bramosi di aumentare i profitti a discapito del benessere dei loro stessi popoli!

E tali gruppi non sono certo industriali (le industrie sono sempre legate al territorio e al popolo che lo abita), ma finanziari e senza patria (solo chi vive nella liquidita' vorrebbe poter spaziare per il mondo come fosse sul mare, abbattendo ogni confine, propriamente terrestre, sia esso una frontiera politica o una specificita' etnica). Sono gli stessi gruppi che hanno interesse a distruggere, dopo la figura del padre (ultimo garante della famiglia tradizionale, ovvero dell'ultima struttura sociale non asservibile al consumismo), l'intera identita' sessuale maschile (giacché una massa amorfa che non possiede più alcuna identità non solo etno-culturale, ma nemmeno sessuale ed esistenziale, è assai più facilmente conducibile, tramite le suggestioni pubblicitarie e la propaganda culturale, sul binario unico del consumismo totalitario).

E questo introduce l'altra tirannide. Quando dico tirannide femminista
non mi riferisco semplicemente al pericolo di una "tirannia delle donne" (la quale pure e' favorita
dall'impossibilita' di bilanciare socialmente, perche' quelle mirabili strutture dell'arte come della religione, della politica come della storia, del pensiero come della societa' che davano anche all'uomo la stessa forza contrattuale a la stessa possibilita' di scelta nelle sfera devvero rilevanti per la natura, la discendenza e la felicieta' individuale sono state ingiustamente bollate come oppressione distrutte da uomini infinocchiati dal femminismo, e individualmente, perche' le quote rosa distruggono anche i tentativi di compensazione fondati su meriti e fortune individuali e i ban della prostituzione escludono la possibilita' di cavarsela "pagando il tributo" richiesto dalla donna,
tutto quanto in desiderabilita' e potere la donna ha per natura dalle disparita' di numeri e desideri nell'amore sessuale a da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre), ma
a quel modo moderno degli stati di controllare un sesso (quello un tempo detto "forte", quello che ancora oggi sarebbe piu' capace, almeno fisicamente, di ribellarsi al sistema) attraverso l'altro (quello stupidamente pensato come "debole", semplicemente piu' sottile e perfido quando vuole uccidere, rapinare e distruggere, oggi piu' "vezzeggiato" pal sistema perche' piu' capace, tramite la valenza erotica e quella materna, di persuadere e guidare nel profondo gli uomini, e storicamente piu' vicino all'educazione dei figli, quindi indispensabile per rendere davvero totalitario il regime ).

A causa della deriva dell'attuale femminismo un uomo non solo e' (o sara') costretto a sottoporsi a quella maschera di servitu' chiamata corteggiamento e quelle potenziali tirannie insite rapporti di coppia, di cui ho parlato nei post precedenti, ma addirittura, per le leggi sulla "violenza sessuale",
puo' vedersi privato della liberta' personale sulla sola parola della donna, anche prima e anche senza riscontri oggettivi o testimonanze terze sulla presunta violenza e condannato a pene da omicida (quando non alla deportazione se l'accusa arriva dall'estero tramite il mandato europeo),
per le leggi sul "divorzio" puo' vedere confiscati tutti i suoi beni per un semplice capriccio della stessa (in Spagna basta addirittura che la donna telefoni al numero apposito perche' un tribunale speciale si attivi portando via la casa all'uomo e mettendolo il prigione), per le leggi sull'aborto
puo' vedersi disconosciuto dalla partner qualsiasi diritto a co-decidere sul proprio futuro di padre (o viceversa, ad essere costretto ad esserlo, almeno finanziariamente, anche se non vuole), puo' insomma fare la fine dell'esule ottocentesto privato di casa, famiglia, roba o della stessa liberta'.

Ecco dunque che, tramite il femminismo su base "democratica" si e' ricostruito quel potere assoluto che gli stati totalitari o precedenti l'epoca demoliberale avevano sui loro sudditi.
La ciliegina sulla torta (della vergogna) sta nel fatto che per le leggi sulle molestie,
un semplice sguardo non gradito (perche' esprimente troppo natural disio o viceversa troppo ancor piu' "offensivo" disinteresse) potra' essere cagione di condanna penale (e' gia' accaduto e ne avevo parlato in un mio altro blog che forse un giorno citero').

CONCLUSIONE:

Di come in occidente manchi la libertà in quanto davvero conta innanzi alla natura, alla discendenza ed alla felicità individuale ho appena parlato nella mia domanda a Kerry. Di come sia falsa la parità voluta dal femminismo parlerò in occasione di questo otto marzo. Di come sia da considerarsi tirannide l'attuale stato femminista ho accennato in alcuni posto precedenti, ma parlerò ancora in maniera più esplicita in futuro.

Qui mi preme concludere la risposta al preteso sapiente del fatto quotidiano lodato dai filoamericani.
Poiché egli prevede ed auspica che Putin faccia la fine dell'altro colonnello, io ricordo, oltre alle affinità, le differenze.

In comune con Gheddafi, Putin ha, oltre al grado militare, la capacita' di far star bene il proprio popolo alla faccia degli occidentali e l'esser per questo motivo odiato da essi.
Le differenze con Gheddafi sono pero' tre evidenti punti:
  • e' infinitamente piu' freddo e meno stupido;
  • non ha fatto la cappella di isolarsi geopoliticamente alleandosi solo con stati africani di nessun peso, ma ha ottimi rapporti con la Cina e ha in casa propria la forza militare per respingere qualunque invasione (ove non sono riusciti Napoleone e Hitler, non c'e' dubbio che riescano Obama e Kerry);
  • e' un ex del KGB, quindi farlo fuori non sara' facile. Piu' facile che sia lui a fare fuori qualcuno degli speculatori e dei lobbisti che soffiano contro la Russia.
E concludo con un mio auspicio.
Lunedì, allo spargersi della voce sull'imminente invasione russa dell'Ucraina e sulla reazione americana, la borsa di Mosca è crollata (ma forse è meglio dire "è stata fatta crollare"). E' evidente che (per ovvi motivi) i soliti noti abbiano mosso una guerra finanziaria al più forte nemico del pensiero unico e dell'unico modello di società (e di profitto). Mi pare però che cozzino contro un ostacolo più duro di loro (in quanto educato dal KGB e non da Popper). Forse sara' la volta buona che questi speculatori internazionali, che si credono in diritto non solo di creare denaro dal nulla impoverendo intere nazioni, non solo di decidere ad arbitrio quali popoli debbano viver bene e quali cadere col culo per terra, non solo di dichiarare guerre calde e fredde tramite la politica estera dei governi che controllano (tramite influenze dirette, come nel caso di Soros con Obama o indirette, come nel caso delle altre lobby con i repubblicani), non solo di dirigere (o quantomeno "tenere a bada") la politica interna dei principali paesi occidentali (finanziando contemporaneamente tutti gli schieramenti "istituzionali" e quindi garantendosi che il sistema di fondo non cambi mai), ma pure di dettare al mondo intero quali siano "la via, la verita' e la vita" (tramite associazioni culturali, filosofi, registi, giornalisti e quant'altro piu' o meno a libro paga sotto la voce "filantropia"), di bollare come "inumano", "arretrato", "nazista", degno di essere eliminato dal mondo tutto quanto non voglia conformarsi al verbo "politicamente corretto" e "progressista" (o, alternativamente "manifestatamente portatore di civilta'", quando ci sono i neocon al posto dei democratici), a quei "valori universali" fatti passare per principi di liberta' e democrazia ma in realta' mai sentiti, decisi e votati spontaneamente dalla gente, bensi` semplicemente imposti dall'alto con la propaganda dei media e la coercizione delle leggi (vedi la questione del "genere"), arbitrariamente stabiliti da quella cultura artefatta (all'apparenza utopicamente individualista e in realta' semplicemente rispondente ad interessi totalitari e consumistici, intrisecamente nemica di ogni popolo, di ogni tradizione, di ogni stato fondato sul "nomos della terra") che sta conducendo tutte le etnie europee al declino demografico e alla disgregazione sociale, siano fatti fuori uno ad uno dagli eredi del KGB!

Che la morte di pochi sia il ritorno alla vita (libera e felice) di tutti!

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